(segue) Per coloro che tornano
(16 gennaio 1919)
[Inizio scritto]

      La smobilitazione è incominciata. Quindici classi sono state congedate. Tornano i reduci. Tornano alla spicciolata Non hanno nemmeno la soddisfazione estetica e spirituale di vedersi ricevuti trionfalmente come meriterebbero i soldati che hanno letteralmente demolito «uno dei più potenti eserciti del mondo».
      Le «tradotte» rovesciano nelle nostre città il loro carico umano. Il soldato si sveste e torna cittadino. Ecco che le dolenti note incominciano. Il soldato che torna con la soddisfazione intima di aver compiuto il proprio dovere — il che gli permette di guardare dall'alto coloro che questo dovere obliarono — cerca lavoro e lavoro non c'è. Denaro per vivere non ne ha e difficilmente ne trova. In ogni caso è infinitamente triste che degli uomini che spianarono il fucile contro l'austriaco e il tedesco siano costretti a stendere la mano per il soccorso che può alleviare i bisogni immediati ma non risolvere il problema. È infinitamente triste che degli uomini che furono pronti a morire non trovino oggi che la Patria è salva il necessario per vivere!
      Signori dei Governo signori delle classi dirigenti ascoltateci! Se volete vi manderemo pacchi di lettere che documentano ciò che affermiamo. Ascoltateci signori del Governo! Oggi è ancora possibile quello che non sarebbe e non sarà più possibile domani. Tutto quello che potrete dire non vale contro quello che diciamo noi: è inconcepibile che molti moltissimi soldati reduci dal fronte si trovino nella più squallida miseria.
      Bisogna provvedere!
      Non lo si è fatto perché la pace è «scoppiata». Ma sono oramai tre mesi che la pace è «scoppiata». Quanto tempo dovrà passare ancora prima di affrontare e risolvere il problema? Non può più passare un mese né una settimana né un giorno; bisogna senza indugio: o dar ordini perché la polizza o parte della polizza Nitti sia riscuotibile o stabilire il premio di trincea.

(segue...)