Constatazioni
(9 maggio 1919)


      Il 5 maggio 1919 superata la crisi della Conferenza i delegati italiani erano chiamati a Parigi per la consegna del Trattato di Pace alla Germania. Ma nel frattempo il 4 maggio 1919 Gabriele d'Annunzio aveva lanciato il grido di riscossa per Fiume dall'Augusteo di Roma. Pochi giorni dopo il 9 maggio 1919 il Duce pubblicava sul «Popolo d'Italia» il seguente articolo:

      Non è il caso di applicarsi a un lavoro di troppe analitiche glosse in margine agli innumerevoli articoli del trattato di pace presentato ai tedeschi. Non è definitivo. Non è stato accettato dai tedeschi. Un esame anche superficiale richiede troppo spazio e troppo tempo. Fissiamo invece alcuni elementi della situazione.
      Primo. Da tutto quello che è stato detto e scritto e dato il silenzio dei nostri delegati — (chi tace in questo caso sembra proprio confermare) — risulta che gli on. Orlando e Sonnino non hanno ricevuto nessun invito da parte dei tre. O se invito c'è stato ha avuto la forma di una intimidazione. Quei signori di Francia e d'Inghilterra e degli Stati Uniti devono aver tenuto a mezzo dei loro ambasciatori questo discorso: Signori delegati italiani vi avvertiamo che il giorno tale all'ora tale sarà consegnato il trattato di pace ai rappresentanti della Germania. Se ci sarete bene; se non ci sarete avrete torto perché non dilazioneremo la consegna e procederemo anche se sarete assenti.
      Davanti a questo invito-ultimatum contornato da qualcuna delle solite frasi saccarinate che danno la nausea è chiaro che ai nostri delegati non rimaneva che prendere il treno per Parigi.
      Dopo quindici giorni dalla famosa rottura la nostra diplomazia è ancora sul binario morto. Nessuna novità in vista in senso positivo ma molte novità in senso negativo.

(segue...)