Governo
(28 maggio 1919)
Il sabotaggio
diplomatico della Vittoria italiana continuava ad onta della forte
reazione dell'opinione pubblica. Benito Mussolini
di continuo
interrotto dalla censura di un Governo che si diceva liberale
commentava aspramente gli avvenimenti e indicava la via da seguire.
Questo articolo fu pubblicato sul «Popolo d'Italia» il 28
maggio 1919.
Tutto ciò che è
avvenuto dal 24 aprile al 24 maggio
dal ritorno
che fu in realtà
una fuga dell'on. Orlando in Italia
alla mancata commemorazione
dell'anniversario di guerra
è semplicemente mostruoso e
indegno. Quel gruppo di uomini
appestati e sifilizzati di
parlamentarismo
molti dei quali appartengono per temperamento e per
idee alla malfamata tribù giolittiana
e che oggi hanno nelle
mani arteriosclerotizzate i destini d'Italia
quel gruppo di uomini
che si chiamano ministri
non meritano altra definizione se non
questa: di bastardi
di deficienti
di mistificatori e tutto ciò
al superlativo per quel che riguarda il loro capo che si diverte a
Parigi
in quel covo di damazze equivoche
di funzionari perditempo e
di giornalisti sbafatori che è l'«Eduardo VII». È
destino triste che la dignità d'Italia sia andata a naufragare
in un albergo dei boulevards. Dal Grappa
dal San Michele
dal Carso
dal Monte Santo
dal Col di Lana
all'«Eduardo
VII»
quale salto e quale abisso! L'uomo che ebbe gran parte di
responsabilità nella Caporetto militare
sta preparando
incoscientemente perché si tratta di un rammollito che si tira
innanzi a furia di zabaglioni concentrati
la Caporetto diplomatica
per l'Italia. Adesso io mi spiego perfettamente perché questo
governo che si propone di «magiarizzare l'Italia»
determinando la fatale confluenza di due delusioni e di due
esasperazioni
si ostini a mantenere in vita oggi che di operazioni
militari non se ne fanno e non se ne preparano più
l'odioso
istituto della censura. La censura oggi vive in vista di un solo
scopo: proteggere
avvolgendolo nel candore degli spazi imbiancati
il governo che prostituisce l'Italia
(segue...)
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