(segue) Dopo il voto
(30 settembre 1919)
[Inizio scritto]

      Secondo: la volontà dell'Italia. Terzo: la volontà di d'Annunzio e dei suoi legionari. Se questi tre elementi fossero stati illustrati e presi in considerazione è assai probabile che la tesi annessionistica avrebbe trionfato. Esiste per l'annessione una volontà dei fiumani espressa e consacrata in oramai decine di atti legali del Consiglio Nazionale e di unanimi manifestazioni di popolo. Non bisogna dimenticare che sin dal 30 ottobre del 1918 Fiume si considera annessa politicamente all'Italia. Cento volte è stato detto che il caso di Fiume è quello classico dell'autodecisione dei popoli. Ma se non bastasse la volontà plebiscitaria dei fiumani c'è la volontà italiana. Recenti pubblicazioni della «Trento Trieste» confermano questo plebiscito. Ben quattromila Comuni hanno inviato la loro adesione alla causa fiumana.
      Tutto l'esercito è per Fiume. Su ciò non è possibile dubbio di sorta. I legionari sono andati a Fiume di loro spontanea volontà non spinti dalla «vile borghesia» la quale oggi come nel 1915 ha un sacro orrore per tutto ciò che esce dai confini del «normale» svolgimento della vita quotidiana.
      È lecito domandarsi: è possibile per il governo italiano ignorare questo duplice grandioso plebiscito?
      Terzo elemento decisivo: la volontà di d'Annunzio. Gli scherni e le rodomontate nittiane della prima ora quando si minacciava una energica repressione contro i «disertori» hanno ceduto luogo a un linguaggio molto meno spavaldo. A Fiume ci sono sedicimila soldati che obbediscono a d'Annunzio ma quello che a Roma si sa è che a un cenno di d'Annunzio tutte le truppe dall'Isonzo a Mattuglie si schiereranno con lui. Ora d'Annunzio non è disposto a «mollare» Fiume finché Fiume non sarà annessa all'Italia e contro d'Annunzio non c'è nulla da fare né dall'interno né dall'esterno. Contro d'Annunzio non può far nulla il governo di Nitti; contro d'Annunzio non può far nulla l'esercito jugoslavo per la semplicissima ragione che quasi non esiste non ha volontà e capacità di battersi essendo composto in gran parte dei serbi svenati da tre guerre e minacciati da altri nemici; contro d'Annunzio non può far nulla il sinedrio di Parigi che si trova in istato di totale impotenza. Così stando le cose è chiaro che per uscire dal formidabile intrico la via più breve e violenta è la migliore ed è quella dell'annessione che rispetta tre volontà e non si cura di tre impotenze.

(segue...)