(segue) Dopo il voto
(30 settembre 1919)
[Inizio scritto]
I pericoli agitati per impedire
l'annessione possono raggrupparsi in due categorie: l'isolamento
diplomatico e l'isolamento economico. Bisogna dimostrare che
annettendo Fiume l'Italia si troverebbe diplomaticamente isolata. Può
darsi. Ma in un primo e brevissimo tempo. Se l'Europa si fosse
stabilizzata in alcune definite posizioni
questo pericolo
d'isolamento potrebbe essere reale; ma tutto è ancora in
fermento e in movimento ed è assai probabile che l'Italia non
sarebbe sfuggita
ma piuttosto ricercata da quelle stesse potenze che
si illudono di averla eternamente vincolata alla loro politica. Resta
l'isolamento economico. Chi potrebbe bloccarci? L'Inghilterra e la
Francia
no. Gli Stati Uniti? È assai difficile
se non
assurdo. Bisogna dimostrare: 1°) che Wilson si spingerebbe a
chiedere e ad attuare contro un popolo alleato che ha
fra parentesi
alcuni milioni dei suoi figli in America
il blocco della fame; 2°)
che il popolo americano seguirebbe Wilson. Ora
per quello che si
capisce della situazione politica americana
risulta che Wilson è
minacciato da una opposizione fortissima
che non gli permetterebbe —
specialmente nella questione di Fiume — di assumere
atteggiamenti dittatori e provocare misure draconiane contro di noi.
Per queste chiare ragioni noi
continuiamo a sostenere che l'unica via d'uscita è
l'annessione e che l'ordine del giorno accettato da Nitti è
pleonastico.
Dire che «la Camera
riafferma solennemente l'italianità di Fiume» è
una trovata simile a quella di chi affermasse che «il sole
spunta ad oriente e tramonta a ponente»
e l'aggiunta di
fiducia nell'opera del governo
senza indicargli qualche direttiva
è
un piccolo servizio reso al ministero e una dimostrazione di
pusillanimità.
|