(segue) I diritti della Vittoria
(9 ottobre 1919)
[Inizio scritto]
Io credo di essermi spiegato e
di avere fissato la linea esatta per cui noi siamo assolutamente
coerenti nella nostra base iniziale. Ma noi non dobbiamo svalutare i
nostri avversari. Il «babau» di una dittatura militare è
grottesco. È stato inventato da Nitti con la complicità
dell'alta banca e dei giornali pseudo democratici che sono legati
notoriamente all'alta e parassitaria siderurgia italiana. Io penso
che domani
nell'attesa della crisi
i difensori delle istituzioni
oramai superate non esisterebbero più perché tutti si
squaglierebbero. Ma nella falla che si verrebbe ad aprire certo tutte
le forze vi precipiterebbero.
Noi dovremmo allora tener
presente il movimento pussista. Questa forza pussista consideriamola
un po' da vicino. I pussisti hanno dovuto contarsi ultimamente e
intanto su ottantamila iscritti
quattordicimila non si sa dove siano
andati a finire. Sono gli sbandati. Ben cinquecento sezioni non sono
state rappresentate in quelle che si chiamano le assise del
proletariato italiano. Tutto quello che durante il congresso si è
detto e fatto è stato molto meschino. Bordiga non è un
gran generale. Si eleva un po' dalla mediocrità. Quello che
egli ha riportato alla tribuna è quanto io avevo già
dato in pasto alla folla nel 1913. Di veramente importante non c'è
stato che il discorso di Turati. Ma gli infiniti discorsi non hanno
dato alla fine indicazioni pratiche su quello che i pussisti devono o
vogliono fare. Noi siamo molto più precisi di loro e vi
diciamo subito che noi dobbiamo porre un «ultimatum» al
governo dichiarando che se non abolisce la censura noi fascisti non
parteciperemo alle elezioni. Bisogna protestare contro una censura
ripristinata in regime elettorale
altrimenti dimostreremo di poter
accettare qualunque altro arbitrio. A questa protesta
noi ne
possiamo aggiungere un'altra positiva e di azione. In quanto ai
socialisti
la grandissima parte si distingue per una fisiologica
vigliaccheria. Essi non amano battersi
non vogliono battersi
il
ferro e il fuoco li spaventa. D'altra parte
e su questo mi preme di
richiamare la vostra attenzione
noi non dobbiamo confondere questa
creazione piuttosto artificiosa con un partito del quale i proletari
sono un'infima minoranza
mentre abbondano tutti quelli che vogliono
un posticino al Parlamento
al consiglio comunale e nelle
organizzazioni. È in realtà una cricca politica che
vorrebbe sostituirsi alla cricca dominante. Noi non dobbiamo
confondere questa cricca di politicanti mediocri con l'immenso
movimento del proletariato che ha una sua ragione di vita
di
sviluppo e di fratellanza.
(segue...)
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