(segue) Addio, Valona!
(5 agosto 1920)
[Inizio scritto]

      Quando e da chi e con quali modalità fu dato l'ordine ai presidi italiani dell'interno dell'Albania di ritirarsi su Valona?
      Come avvenne che le autorità militari e politiche di Valona si facessero cogliere impreparate dall'attacco degli insorti?
      C'è stata o non c'è stata un'opera di sobillazione e d'aiuto materiale agli albanesi da parte dei greci e dei serbi?
      Come si conciliano le dichiarazioni di Giolitti sulla necessità di mantenere Valona con l'impegno di non mandare truppe di rinforzo al presidio assediato e coll'accordo concluso a Tirana nel quale è imposto all'Italia lo sgombero di Valona?
      Come ha potuto un generale in un ordine del giorno lanciare il «siamo a Valona e ci resteremo» quando le direttive del governo erano inclini all'abdicazione e alla rinuncia?
      Se noi volessimo regalarci e regalare al pubblico delle fiches de consolations potremmo sciorinare le opinioni dei tecnici contradditorie sempre come le perizie psichiatriche. Noi accettiamo come dato di fatto che il possesso di Saseno ci compensi dal punto di vista strategico della perdita di Valona e diamo per concesso che l'occupazione delle due punte di terraferma ci diano il controllo assoluto della baia di Valona. Ammettiamo inoltre che ci siano nel concordato clausole soddisfacenti dal punto di vista economico. Ma tutto ciò non attenua la portata della nostra catastrofe albanese che è di natura essenzialmente politica e morale. Se il patto di Tirana noi lo avessimo concluso prima dell'attacco degli insorti; se non avessimo ceduto Valona senza tentare di difenderla noi avremmo compiuto un bel gesto; l'unico gesto — diremo così — «wilsoniano» malgré Wilson di tutta la guerra e di tutta la pace. Noi invece abbandoniamo Valona dopo averla difesa per due mesi; l'abbandoniamo perché non possiamo più tenerla; perché il capo del Governo italiano ha promesso di non mandare più rinforzi obbedendo al ricatto del pussismo esternamente anti-nazionale e anti-italiano. Prima dell'attacco degli insorti noi avremmo cedendo Valona potuto fare la figura degli idealisti (o dei fessi): adesso facciamo la figura dei vinti che si rassegnano alla loro disfatta. La realtà apparirà ai balcanici e non balcanici in questa proposizione schematica ma giusta: poche migliaia di insorti albanesi hanno buttato in mare una cosiddetta grande Potenza come l'Italia.

(segue...)