(segue) Discorso di Trieste
(20 settembre 1920)
[Inizio scritto]

      Ma speriamo che passi presto per dar posto a sentimenti di ottimismo e di orgoglio. Questo dopoguerra è certamente critico: lo riconosco; ma chi pretende che una crisi gigantesca come quella di cinque anni di guerra mondiale si risolva subito? che tutto il mondo ritorni tranquillo come prima in men di due anni? La crisi non è di Trieste di Milano d'Italia ma mondiale e non è finita.
      La lotta è l'origine di tutte le cose perché la vita è tutta piena di contrasti: c'è l'amore e l'odio il bianco e il nero il giorno e la notte il bene e il male e finché questi contrasti non si assommano in equilibrio la lotta sarà sempre nel fondo della natura umana come suprema fatalità. E del resto e bene che sia così. Oggi può essere la lotta di guerra economica di idee ma il giorno in cui più non si lottasse sarebbe giorno di malinconia di fine di rovina. Ora questo giorno non verrà. Appunto perché la storia si presenta sempre come un panorama cangiante. Se si pretendesse di ritornare alla calma alla pace alla tranquillità si combatterebbero le odierne tendenze dell'attuale periodo dinamico. Bisogna prepararsi ad altre sorprese ad altre lotte. Non ci sarà un periodo di pace sino a quando i popoli si abbandoneranno ad un sogno cristiano di fratellanza universale e potranno stendersi la mano oltre gli oceani e le montagne. Io per mio conto non credo troppo a questi ideali ma non li escludo perché io non escludo niente: tutto è possibile anche l'impossibile e l'assurdo. Ma oggi come oggi sarebbe fallace pericoloso criminoso costruire le nostre case sulla fragile sabbia dell'internazionale cristiano-socialista-comunista. Questi ideali sono rispettabili ma sono ancora molto lontani dalla realtà. (Applausi).
      Quale l'azione del fascismo in questo periodo così travagliato del dopoguerra? Primo pilastro fondamentale dell'azione fascista è l'italianità cioè: noi siamo orgogliosi di essere italiani noi intendiamo anche andando in Siberia di gridare ad alta voce: siamo Italiani! Ora è appunto tutto questo che ci separa da molta altra gente che è così grottesca e piccina e che nasconde la sua italianità perché in Italia c'era una volta l'80 per cento di analfabeti. Analfabeta non significa niente perché anche la piccola mediocre istruzione elementare può essere peggiore dell'analfabetismo puro e semplice. È vecchia idealità quella di credere che è più intelligente uno che sa scrivere di uno che essendo forse più intelligente non lo sa.

(segue...)