(segue) Discorso di Trieste
(20 settembre 1920)
[Inizio scritto]
Mentre partivo da Milano
mi
giungeva da Cupra Marittima
un piccolo paese dell'Italia centrale
un invito del sindaco che mi chiamava a commemorare i caduti in
guerra. Non ho accettato perché i discorsi mi pesano. Ma
questo episodio
come il pellegrinaggio dell'Ortigara
il
pellegrinaggio sul Grappa
il pellegrinaggio del 24 ottobre sulle
pietraie del Carso
vi dice che i valori ideali e morali non sono
ancora tutti perduti e stanno anzi risorgendo. Noi vogliamo aiutare
questa rinascita di valori spirituali e morali
e vogliamo aiutarla
colle opere scritte e fatte.
Ieri ebbi un minuto di viva
commozione passando l'Isonzo. Tutte le volte che ho passato quel
fiume collo zaino sulle spalle
mi sono chinato a bere quell'acqua
cristallina e limpida. Se non avessimo varcato quel fiume
oggi il
tricolore non sarebbe su San Giusto.
Qui è il significato vero
e proprio della guerra. Orbene
se il tricolore è issato su
San Giusto vi è issato perché vent'anni fa un triestino
fu il precursore di questa gesta; vi è issato anche perché
nel 1915 i battaglioni italiani si precipitarono sui reticolati
austriaci; ed a questa gesta tutta l'Italia ha preso parte
dagli
alpini delle montagne di Piemonte
di Lombardia
del Friuli
alle
fanterie magnifiche dell'Abruzzo
delle Puglie
della Sicilia ed ai
soldati dell'isola generosa e ferrigna
della Sardegna dimenticata
anche troppo dal Governo italiano. E quei generosi figli non si sono
ancora levati in rappresaglie contro i demagoghi dell'Italia
perché
sono ancora sempre pronti a compiere il loro dovere.
Triestini! Il tricolore di San
Giusto è sacro: il tricolore sul Nevoso è sacro; ancora
più sacro è il tricolore sulle Dinariche. Il tricolore
sarà protetto dai nostri eroici morti: ma giuriamo insieme che
sarà difeso anche dai vivi! (Calda e lunga ovazione).
(segue...)
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