(segue) Fiume!
(2 dicembre 1920)
[Inizio scritto]
Le incognite del blocco sono
paurose: o è veramente «blocco»
e allora un
giorno o l'altro i legionari faranno la sortita della disperazione e
riavremo in più vaste proporzioni la tragedia di Aspromonte
o
non è blocco e allora la situazione attuale si prolungherà
penosamente all'infinito. Non è con questi mezzi che si
risolve il problema. Noi invocammo invano che prima di andare a
Rapallo si passasse da Fiume. Ora si sconta l'errore. Si è in
tempo a ripararlo? Interrogativo angoscioso. Tutto è
possibile. Ma perché sul tormentato Carnaro ritorni la pace
bisogna andare verso d'Annunzio non con battaglioni di carabinieri o
con reticolati di fili di ferro
bensì con lealtà da
Governo a Governo
da italiani a italiani.
Il «blocco» è
forse
il preludio della guerra civile
la cui responsabilità
ricade sul Governo di Roma
perché — ripetiamolo ancora
una volta — non c'è nessun bisogno e anche nessuna
urgenza di consegnare ai croati Veglia e Arbe che vogliono essere
italiane.
|