(segue) Secondo discorso di Trieste
(6 febbraio 1921)
[Inizio scritto]
Dissi altra volta che ci
avviciniamo al secolo «asiatico». Il Giappone è
destinato a funzionare da fermento di tutto il mondo giallo
mentre
non è detto che Isaac Rufus
diventato lord Reading e viceré
delle Indie
riuscirà a salvare in quelle terre l'imperialismo
britannico.
Spostandosi l'asse della civiltà
da Londra a New-York (che fa già 7 milioni di abitanti e sarà
fra poco
la più grande agglomerazione umana della terra) e
dall'Atlantico al Pacifico
c'è chi prevede un graduale
decadimento economico e spirituale della nostra vecchia Europa
del
nostro continente piccolo e meraviglioso
che è stato
sino ad
ieri
guida e luce per tutte le genti. Assisteremo a questo oscurarsi
ed eclissarsi del «ruolo» europeo nella storia del mondo?
A questa domanda inquietante e
angosciosa rispondiamo: è possibile. La «vita»
dell'Europa
specialmente nelle zone dell'Europa Centrale
è
alla mercé degli americani. D'altra parte l'Europa ci presenta
un panorama politico ed economico tormentatissimo
un groviglio
spinoso di questioni nazionali e di questioni sociali e talvolta
accade che il comunismo sia la maschera del nazionalismo e viceversa.
Non sembra vicina realtà quella di una «unità»
europea. Egoismi ed interessi di nazioni e di classi si accampano in
fieri contrasti. La Russia non è più un enigma dal
punto di vista economico. In Russia non c'è comunismo e
nemmeno socialismo
ma una rivoluzione agraria a tipo democratico
piccolo-borghese. Rimane l'enigma dal punto di vista politico. Quale
politica estera persegue in realtà la Russia? È una
politica di pace o di guerra? La varietà dei fatti a nostra
conoscenza ci porta ad oscillare perennemente
fra l'una e l'altra
ipotesi. In altri termini: sotto l'emblema falce e martello
si
nasconde o non si nasconde il vecchio panslavismo
che
oggi sarebbe
inoltre dominato da una ferrea necessità «rivoluzionaria»
che è quella di allargare la rivoluzione nel resto d'Europa
per salvare il Governo dei Soviety in Russia?
(segue...)
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