(segue) Secondo discorso di Trieste
(6 febbraio 1921)
[Inizio scritto]
La tragedia dalmata è in
questa ignoranza
malafede
e incomprensione
colpe alle quali
speriamo di riparare colla nostra opera futura
intesa a far
conoscere
amare e difendere la Dalmazia italiana.
Firmato il trattato
si poteva
annullarlo con uno o l'altro di questi due mezzi: o la guerra
all'esterno o la rivoluzione all'interno. L'una e l'altra assurde!
Non si fa scattare un popolo sulle piazze contro un trattato di pace
dopo cinque anni di calvario sanguinoso. Nessuno è capace di
operare tale prodigio!
Si è potuta fare in
Italia una rivoluzione per imporre l'intervento
ma nel novembre 1920
non si poteva pensare a una rivoluzione per annullare un trattato di
pace
che
buono o cattivo
era accettato dal 99 per cento degli
italiani! Io non tengo
fra tutte le virtù possibili e
pensabili
alla coerenza; ma testimoni esistono e documenti
stenografici fanno fede
che
dopo Rapallo
io ho sempre dichiarato
che due cose mi rifiutavo di fare contro il trattato: la guerra
all'esterno e la guerra all'interno. Pensavo anche che era pericoloso
imbottigliarsi in un'opposizione armata al trattato
rimanendo in un
punto periferico della Nazione
come Fiume.
Due mesi di polemiche e note
quotidiane dei mesi di novembre e dicembre
stanno a testimoniare
trionfalmente la mia opera di solidarietà colla causa di Fiume
e la mia aperta e recisa opposizione al Governo di Giolitti. Gran
peccato che l'oblio cada così rapidamente sugli scritti di un
quotidiano; né io ho l'abitudine melanconica di riesumare ciò
che pubblico. Ma la realtà indistruttibile è che giorno
per giorno ho battagliato perché il Governo di Roma
riconoscesse quello di Fiume; perché al convegno di Rapallo
fossero invitati i rappresentanti della Reggenza; perché da
parte del Governo di Roma si evitasse ogni attacco armato contro
Fiume. A tragedia iniziata ho bollato come un enorme delitto
l'attacco della vigilia di Natale e ho segnato all'indomani i «titoli
d'infamia» del Governo di Giolitti e sempre ho esaltato lo
spirito di giustizia
di libertà e di volontà che è
lo spirito immortale della legione di Ronchi.
(segue...)
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