(segue) Secondo discorso di Trieste
(6 febbraio 1921)
[Inizio scritto]
Delle due l'una
nel caso che ci
fosse stata e non c'era assolutamente
dato il contegno delle forze
armate di cui disponeva il governo
la possibilità di un moto
insurrezionale da parte nostra: o la disfatta o la vittoria. Nel
primo caso tutto sarebbe andato perduto irreparabilmente nel baratro
di una inutile guerra civile. Facciamo pure per amore di polemica
la
seconda ipotesi; l'ipotesi della vittoria colla caduta del governo e
del regime. E nel secondo tempo? Dopo la più o meno facile
demolizione
quale direzione avrebbe avuto la rivoluzione? Sociale
come volevano taluni bolscevizzanti — quelli della formula
«sempre più a sinistra»
equivalente della
grottesca «corsa al più rosso» — o nazionale
e dalmatica e reazionaria
come la volevano altri?
Non possibilità di
conciliazione fra le due correnti. Per una rivoluzione socialoide
che significato avrebbero potuto avere ancora le questioni
territoriali e precisamente dalmatiche? Nell'altro caso di una
rivoluzione nazionale
contro il trattato di Rapallo
il tutto si
sarebbe limitato ad un annullamento formale del trattato e a una
sostituzione di uomini
per poi addivenire a un altro trattato
in
un'altra Rapallo qualsiasi
poiché un giorno o l'altro
la
nazione avrebbe dovuto finalmente avere la sua pace. Non si sanava un
episodio di guerra civile
scatenando più ampia guerra
in un
momento come quello che si attraversa
e nessuno è capace di
prolungare o di creare artificiosamente situazioni storiche conchiuse
e superate. A chi sa elevarsi al disopra delle meschine passioni e sa
trarre una sintesi dal vario cozzare degli elementi
e scernere il
grano puro dal loglio equivoco
è concesso il privilegio
dell'anticipazione sul Natale fiumano che può essere chiamato
il punto d'incrocio tragico fra la ragione di Stato e la ragione
dell'Ideale; il convegno terminale di tutte le nostre deficienze e di
tutte le nostre grandezze!
Il primo è quello di
Fiume. Non sentiamo il bisogno di accumulare frasi per ripetere la
nostra solidarietà colla città olocausta. Abbiamo dato
proprio in questi giorni
le prove più tangibili della nostra
solidarietà al Fascio Fiumano di Combattimento
per rimetterlo
in condizioni tali da impegnare la lotta contro la croataglia che
ritorna a farsi viva. L'azione dei fascisti deve tendere a
realizzare
per il momento
l'annessione economica di Fiume
all'Italia. Sollecitare governo e privati. Nello stesso tempo
mantenere con ogni mezzo la fiamma dell'italianità
in modo
che dall'annessione economica si passi in breve a quella politica. A
ciò si arriverà
malgrado tutto. Tutta la solidarietà
fascista
nazionale e governativa dev'essere concentrata su Zara
in
modo che la piccola città possa adempiere al suo delicato e
grandioso compito storico. Tutela efficace degli italiani rimasti
negli altri centri della Dalmazia. Niente collegio separato per gli
slavi in Istria o per i tedeschi nell'Alto Adige. Non si può
creare un precedente siffatto che ci porterebbe molto lontano. I
francesi della Val d'Aosta
che sono
in realtà
ottimi
italiani
non hanno collegio speciale o altri privilegi del genere.
Questa duplice circoscrizione sarebbe un errore gravissimo. Tocca ai
fascisti del Trentino e di Trieste
impedire a qualunque costo che si
compia.
(segue...)
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