(segue) Secondo discorso di Trieste
(6 febbraio 1921)
[Inizio scritto]

      Gli orientamenti stabiliti l'anno scorso — nell'adunata del maggio a Milano — non sono invecchiati o sorpassati.
      Il Fascismo gode fama di essere «imperialista». Quest'accusa fa il paio coll'altra del «reazionarismo». Il Fascismo è anti-rinunciatario quando «rinunciare» significa umiliarsi e diminuirsi. A paragrafi:
      1°) Il Fascismo non crede alla vitalità e ai principi che inspirano la cosiddetta Società delle Nazioni. In questa Società le Nazioni non sono affatto su un piede di eguaglianza. È una specie di santa alleanza delle nazioni plutocratiche del gruppo franco-anglo-sassone per garantirsi — malgrado inevitabili urti d'interessi — lo sfruttamento della massima parte del mondo.
      2°) Il Fascismo non crede alle Internazionali rosse che muoiono si riproducono si moltiplicano tornano a morire. Si tratta di costruzioni artificiali e formalistiche che raccolgono piccole minoranze in confronto alle masse di popolazioni che vivendo movendosi e progredendo o regredendo finiscono per determinare quegli spostamenti d'interesse davanti ai quali vanno a pezzi le costruzioni internazionalistiche di prima seconda terza maniera.
      3°) Il Fascismo non crede alla immediata possibilità del disarmo universale.
      4°) Il Fascismo pensa che l'Italia debba fare nell'attuale periodo storico una politica europea di equilibrio e di conciliazione fra le diverse Potenze.
      Da queste premesse generali consegue che i Fasci Italiani di Combattimento chiedono:
      a) che i Trattati di pace siano riveduti e modificati in quelle parti che si appalesano inapplicabili o la cui applicazione può essere fonte di odi formidabili e fomite di nuove guerre;

(segue...)