(segue) Secondo discorso di Trieste
(6 febbraio 1921)
[Inizio scritto]
b) l'annessione economica di
Fiume all'Italia e la tutela degli italiani residenti nelle terre
dalmatiche;
c) lo svincolamento graduale
dell'Italia dal gruppo delle nazioni plutocratiche occidentali
attraverso lo sviluppo delle nostre forze produttive interne;
d) il riavvicinamento alle
nazioni nemiche — Austria
Germania
Bulgaria
Turchia
Ungheria — ma con atteggiamento di dignità
e tenendo
fermo alle necessità supreme dei nostri confini settentrionali
e orientali;
e) creazione e intensificazione
di relazioni amichevoli con tutti i popoli dell'Oriente
non esclusi
quelli governati dai «Soviety» e del Sud-Oriente europeo;
f) rivendicazioni
nei riguardi
coloniali dei diritti e delle necessità della nazione;
g) svecchiamento e rinnovamento
di tutte le nostre rappresentanze diplomatiche con elementi usciti da
facoltà speciali universitarie;
h) valorizzazione delle colonie
italiane del Mediterraneo e di oltre Atlantico con istituzioni
economiche e colturali e con rapide comunicazioni.
Ho una fede illimitata
nell'avvenire di grandezza del popolo italiano. Il nostro è
fra i popoli europei
il più numeroso e il più
omogeneo. È destino che il Mediterraneo torni nostro. È
destino che Roma torni ad essere la città direttrice della
civiltà in tutto l'Occidente d'Europa. Innalziamo la bandiera
dell'impero
del nostro imperialismo che non dev'essere confuso con
quello di marca prussiana o inglese. Commettiamo alle nuove
generazioni che sorgono la fiamma di questa passione: fare
dell'Italia una delle nazioni senza le quali è impossibile
concepire la storia futura dell'Umanità.
Respingiamo tutte le stolide
obiezioni dei sedentari che ci parlano di analfabetismo e di pellagra
ed altro
quando si vede che mezzo secolo di «piede di casa»
non ci ha guariti da questi che non sono né delitti
né
vergogne. Al disopra dei pessimisti che vedono tutto grande in casa
altrui e tutto piccolo in casa propria
dobbiamo avere l'orgoglio
della nostra razza e della nostra storia. La guerra ha enormemente
aumentato il prestigio morale dell'Italia. Si grida: «Viva
l'Italia» nella lontana Lettonia e nell'ancora più
lontana Georgia. Italia è l'ala tricolore di Ferrarin
l'onda
magnetica di Marconi
la bacchetta di Toscanini
il ritorno a Dante
nel sesto centenario della sua dipartita. Sogniamo e prepariamo —
con l'alacre fatica di ogni giorno — l'Italia di domani
libera
e ricca
sonante di cantieri
coi mari e i cieli popolati dalle sue
flotte
colla terra ovunque fecondata dai suoi aratri. Possa il
cittadino che verrà dire quel che Virgilio diceva di Roma:
imperium oceano
famam qui terminet astris: ponga i termini
dell'Impero all'Oceano
ma la sua fama elevi alle stelle.
(segue...)
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