(segue) Discorso di Bologna
(3 aprile 1921)
[Inizio scritto]
Ma ancora non è finito
l'avvento di questo fascismo
di questo movimento straripante
di
questo movimento giovane
ardimentoso ed eroico. Io solo qualche
volta
io che rivendico la paternità di questa mia creatura
così traboccante di vita
io posso qualche volta sentire che
il movimento ha già straripato dai modesti confini che gli
aveva assegnato. Infine noi fascisti abbiamo un programma ben chiaro:
noi dobbiamo procedere innanzi preceduti da una colonna di fuoco
perché ci si calunniava e non ci si voleva comprendere. E per
quanto si possa deplorare la violenza
è evidente che noi per
imporre le nostre idee ai cervelli dovevamo a suon di randellate
toccare i crani refrattari.
Ma noi non facciamo della
violenza una scuola
un sistema o peggio ancora una estetica. Noi
siamo violenti tutte le volte che è necessario esserlo. Ma vi
dico subito che bisogna conservare alla violenza necessaria del
fascismo una linea
uno stile nettamente aristocratico o se meglio vi
piace nettamente chirurgico.
Le nostre spedizioni punitive
tutte quelle violenze che occupano le cronache dei giornali
devono
avere sempre il carattere di una giusta ritorsione e di una legittima
rappresaglia. Perché noi siamo i primi a riconoscere che è
triste dopo avere combattuto contro i nemici di fuori combattere ora
contro i nemici di dentro che vogliono o non vogliono sono italiani
anch'essi. Ma è necessario
e fin che sarà necessario
assolveremo al nostro compito in questa dura ed ingrata fatica.
Ora i democratici
i
repubblicani
i socialisti ci muovono accuse di diverso genere. I
socialisti fino a ieri hanno detto che siamo venduti ai pescicani o
all'agraria.
Non ci sarebbero pescicani
sufficienti in Italia per sovvenzionare un movimento come il nostro e
d'altra parte vi devo dire che sarebbero pescicani piuttosto stupidi
perché fin dal marzo 1919 noi nei postulati fascisti abbiamo
messo dei provvedimenti fiscali assai gravi e che sono in ogni caso
antipescecaneschi.
(segue...)
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