(segue) Discorso di Bologna
(3 aprile 1921)
[Inizio scritto]

      Le altre accuse che ci fa la democrazia sono ridicole. Le accuse che ci fanno i repubblicani altrettanto. Io non mi spiego come dei repubblicani possano essere contrari ad un movimento che è tendenzialmente repubblicano. Io comprenderei che fossero contrari ad un movimento tendenzialmente monarchico. Ci si dice: Voi non avete pregiudiziali. Non ne abbiamo ed è nostro vanto non averne. Ma voi dovete spiegarvi il fenomeno dell'ira e della incomprensione dei socialisti. I socialisti avevano in Italia costituito uno stato nello Stato. Se questo nuovo stato fosse stato più liberale più moderno più vicino all'antico niente in contrario. Ma questo stato e voi lo sapete per esperienza diretta era uno stato più tirannico più illiberale più camorrista del vecchio per cui questa che noi compiamo oggi è una rivoluzione che spezza lo stato bolscevico nell'attesa di fare i conti con lo stato liberale che rimane. (Applausi).
      C'è chi pensa che la crisi socialista sia soltanto una crisi di uomini di questi piccoli uomini che voi conoscete i Bucco i Zanardi i Bentini (urla di abbasso) e simile tritume umano: ma la crisi è più profonda cari amici è un tracollo di tutti i valori. Non è soltanto una fuga più o meno ignobile di uomini perché fra tutte le cose assurde c'è stata questa: di battezzare il socialismo come scientifico. Ora di scientifico non c'è niente al mondo. La scienza ci spiega il come dei fenomeni ma non ci spiega anche il perché di essi. Ora se non c'è niente di scientifico in quelle che si chiamano le scienze esatte pensate se non era assurdo se non era grottesco gabellare per scientifico un movimento vasto incerto oscuro sotterraneo come è stato il movimento socialista il quale ha avuto una funzione utile in un primo tempo quando si è diretto a queste plebi oppresse e le ha fatte scattare verso nuove forme di vita. Voi converrete con me che non si torna indietro. Non si deve fare del contrabbando stolto reazionario o conservatore sotto il gagliardetto del fascismo. Non si può pensare a strappare alle masse operaie le conquiste che hanno ottenuto con sacrifici. Noi siamo i primi a riconoscere che una legge dello Stato deve dare le otto ore di lavoro e che ci deve essere una legislazione sociale rispondente alle esigenze dei tempi nuovi. E ciò non perché riconosciamo la maestà di S. M. il proletariato. Noi partiamo da un altro punto di vista. Ed è questo: che non ci può essere una grande nazione capace di grandezza attuale e potenziale se le masse lavoratrici sono costrette ad un regime di abbrutimento. (Applausi). È necessario quindi che attraverso ad una predicazione e ad una pratica che io chiamerei mazziniana la quale concilii e debba conciliare il diritto col dovere è necessario che questa massa enorme di diecine di milioni di gente che lavora che questa enorme massa sia portata sempre più ad un livello superiore di vita.

(segue...)