(segue) Discorso di Bologna
(3 aprile 1921)
[Inizio scritto]
È stolto ed assurdo
dipingerci come nemici della classe lavoratrice e laboriosa. Noi ci
sentiamo fratelli in ispirito con coloro che lavorano: ma non
facciamo distinzioni assurde
ma non mettiamo al primo piano il
callo
specie se è al cervello. Noi non mettiamo sugli altari
la nuova divinità del lavoratore manuale. Per noi tutti
lavorano: anche l'astronomo che sta nella sua specula a consultare la
traiettoria delle stelle lavora
anche il giurista
l'archeologo
lo
studioso di religioni
anche l'artista lavora
quando accresce il
patrimonio dei beni spirituali che sono a disposizione del genere
umano: lavora anche il minatore
il marinaio
il contadino. Noi
vogliamo appunto che tutti i lavori si compendino e si integrino a
vicenda: vogliamo che tra spirito e materia
fra cervello e braccio
si realizzi la comunione
la solidarietà della stirpe. Ed
allora questo fascismo è la ventata di tutte le eresie che
batte alle porte di tutte le chiese. E dice ai vecchi sacerdoti più
o meno piagnoni: andatevene da questi tempi che minacciano rovina
perché la nostra eresia trionfante è destinata a
portare la luce in tutti i cervelli
a tutti gli animi. E diciamo a
tutti: piccoli e grandi uomini della scena politica nazionale
diciamo: fate largo che passa la giovinezza d'Italia che vuole
imporre la sua fede e la sua passione. E se voi non farete
spontaneamente largo
voi sarete travolti dalla nostra universale
spedizione punitiva che raccoglierà in un fascio gli spiriti
liberi della nazione italiana. (Applausi).
Siamo dinanzi ad un fatto che è
il fatto elettorale. Essendo la camera vecchia e peggio che vecchia
fradicia ed imputridita
essendo tutti i protagonisti di questa
semitragedia degli uomini usati ed abusati
stanchi e peggio ancora
stracchi
si impone la nuova consultazione elettorale. Ebbene
non
sentite voi che se le elezioni del 1919 furono disfattiste e
misianesche
le elezioni del 1921 saranno nettamente fasciste? Non
sentite voi che il timone dello Stato non ritornerà più
ai vecchi uomini della vecchia Italia: né a Salandra
né
a Sonnino
né al lacrimoso Orlando
né al porcino
Nitti? Non sentite voi che il timone passa per un trapasso spontaneo
da Giovanni Giolitti
l'uomo dal parecchio neutralista
del 1915
a
Gabriele d'Annunzio che è un uomo nuovo? (Applausi
ovazioni
prolungale: Viva d'Annunzio).
(segue...)
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