(segue) Discorso di Bologna
(3 aprile 1921)
[Inizio scritto]

      Questi vostri applausi dicono molte cose: e disperdono equivoci che sono già dispersi. Ho ricevuto oggi un messaggio in base al quale posso affermare sinceramente che il dissidio creato più o meno ad arte fra quelli che hanno difeso Fiume — e noi tributeremo sempre loro l'omaggio della nostra riconoscenza — e noi che la difendemmo all'interno non ha ragione di essere. E Gabriele d'Annunzio porrà fine a questo dissidio che più che da legionari partiva da certi politicanti che forse non erano neppure a Fiume quando a Fiume ci si batteva sul serio. E credo di aver detto a sufficienza perché tutti mi comprendano. (Applausi).
      Altro elemento di vita del fascismo è l'orgoglio della nostra italianità. A questo proposito sono lieto di annunziarvi che abbiamo già pensato alla giornata fascista: se i socialisti hanno il 1° maggio se i popolari hanno il 15 maggio se altri partiti di altro colore hanno altre giornate noi fascisti ne avremo una: ed è il Natale di Roma il 21 aprile. In quel giorno noi nel segno di Roma Eterna nel segno di quella città che ha dato due civiltà al mondo e darà la terza noi ci riconosceremo e le legioni regionali sfileranno col nostro ordine che non è militaresco e nemmeno tedesco ma semplicemente romano. Noi anche così abbiamo abolito e tendiamo ad abolire il gregge la processione: noi aboliamo tutto ciò e sostituiamo a queste forme di manifestazioni passatiste la nostra marcia che impone un controllo individuale ad ognuno che impone a tutti un ordine ed una disciplina. Perché noi vogliamo appunto instaurare una solida disciplina nazionale perché pensiamo che senza questa disciplina l'Italia non può divenire la nazione mediterranea e mondiale che è nei nostri sogni. E quelli che ci rimproverano di marciare alla tedesca devono pensare che non siamo noi che copiamo i tedeschi ma sono questi che copiavano e copiano i romani per cui siamo noi che ritorniamo alle origini che ritorniamo al nostro stile romano latino e mediterraneo. E non abbiamo pregiudiziali: non le abbiamo perché non siamo una chiesa: siamo un movimento. Non siamo un partito: siamo una palestra di uomini liberi. Quando uno è stufo di essere fascista ha venti botteghe e venti chiese cui battere alla porta per domandare ospitalità. Non abbiamo nemmeno istituti: li riteniamo superflui. Il nostro è un esercito che si riconosce dalla sua passione e dalla disciplina volontaria: che si riconosce soprattutto per ritenersi non guardia di un partito o di una fazione ma soltanto guardia della nazione. Ci riconosciamo soprattutto dall'amore che sentiamo per l'Italia per l'Italia resa e raffigurata nella sua storia nella sua civiltà e raffigurata anche nella sua struttura geografica ed umana.

(segue...)