(segue) Discorso di Bologna
(3 aprile 1921)
[Inizio scritto]
Ieri mentre il treno mi portava
a Bologna
io mi sentivo veramente legato con le cose e con gli
uomini
mi sentivo legato a questa terra
mi sentivo parte
infinitesimale di quel magnifico fiume che corre dalle Alpi
all'Adriatico
mi riconoscevo fratello nei contadini
che avevano il
gesto sacro e grave di colui che lavora la terra; mi riconoscevo nel
cielo azzurro che suscitava la mia inestinguibile passione del volo
mi riconoscevo in tutti gli aspetti della natura e degli uomini. Ed
allora una preghiera profonda saliva dal mio cuore. È la
preghiera che tutti gli italiani dovrebbero recitare quando le aurore
incendiano il cielo o quando i crepuscoli obnubilano la terra. Noi
italiani del secolo XX
noi che abbiamo veduto la grande tragedia del
compimento nazionale
noi che portiamo nel profondo del nostro animo
il ricordo di tutti i nostri morti
che sono la nostra religione
noi
o cittadini d'Italia
facciamo un solo giuramento
un solo
proposito: vogliamo essere gli artefici modesti
ma tenaci delle sue
fortune presenti e avvenire. (Applausi ed ovazioni).
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