(segue) Discorso all'Augusteo
(7 novembre 1921)
[Inizio scritto]

      Io non voglio essere un Mosè sbarbato che vi dice: «Ecco le tavole della legge giuratevi sopra!». No. Intendo dire che il Fascismo si preoccupi del problema della razza; i Fascisti devono preoccuparsi della salute della razza con la quale si fa la storia. Noi partiamo dal concetto di Nazione; che è per noi un fatto né cancellabile né superabile. Siamo quindi in antitesi contro tutti gli internazionalismi.
      Il sogno di una grande umanità è fondato sull'utopia e non sulla realtà. Niente ci autorizza ad affermare che il millennio della fratellanza universale sia imminente.
      Malgrado i sogni dell'internazionale quando battono le grandi ore quelli che rinnegano la patria muoiono per lei. Partendo dalla Nazione arriviamo allo Stato che è il Governo nella sua espressione tangibile. Ma lo Stato siamo noi: attraverso un processo vogliamo identificare la Nazione con lo Stato. La crisi di autorità degli Stati è universale ed è un prodotto del cataclisma guerresco. È necessario però che lo Stato ritrovi la sua autorità altrimenti si va al caos. Senza il Fascismo il Fante Ignoto oggi non dormirebbe nel sarcofago dell'altare della Patria. Noi non ci vergognamo di essere stati interventisti ma con ciò non intendiamo accomunarci con certi esaltatori della guerra che attorno ad essa fecero della cattiva letteratura. Non esaltiamo la guerra per la guerra come non esaltiamo la pace per la pace. Noi esaltiamo quella guerra che nel 1915 fu voluta dal popolo da noi contro tutti! M'intendete! Il popolo sentiva che quella guerra era il suo battesimo che era la consacrazione della sua esistenza e se oggi l'Italia è a Washington a discutere con poche altre Nazioni della pace del mondo lo deve agli interventisti del 1915. Il popolo disse allora all'Italia: Solo osando tu avrai diritto alla storia di domani!
      Il regime! Si disse dopo le elezioni a proposito di una mia dichiarazione e di un avverbio che fece fortuna che io mi ero rovinato la carriera. Mi ricordai in quei giorni che fra i partiti c'era anche quello repubblicano e dissi che il Fascismo era tendenzialmente repubblicano. Così dicendo non intendevo precipitare il paese in un moto rivoluzionario. Con quella dichiarazione io intendevo soltanto aprire un varco verso il futuro. Chi può dire che le attuali istituzioni siano in grado di difendere sempre gli interessi soprattutto ideali del popolo italiano? Nessuno. Oggi un movimento repubblicano sarebbe destinato a un insuccesso. Potrebbe riuscire in un primo momento per essere subissato da un moto successivo. Se una repubblica può essere in Italia non potrebbe mai essere quella che Nitti in combutta con altri ha vagheggiato! Né potrà essere la repubblica vagheggiata dal partito repubblicano ufficiale. Sulla questione del regime il Fascismo deve essere agnostico ciò che significa vigilanza e controllo. Perché per il regime è l'abito che deve adattarsi alla Nazione e non già la Nazione che si deve adattare al regime.

(segue...)