(segue) Da che parte va il mondo ?
(25 febbraio 1922)
[Inizio scritto]
II.
All'indomani dell'armistizio
il
pendolo oscillò violentemente verso sinistra: sia nel campo
politico
che nel campo sociale. Due imperi crollarono: quello degli
Hohenzollern e quello degli Absburgo
mentre un altro
quello dei
Romanoff
li aveva preceduti. Sorsero delle repubbliche
molte
troppe repubbliche
alcune delle quali
come la tedesca
non
rappresentavano nemmeno un tentativo supremo
disperato di
patriottismo come la Comune del '71
ma un espediente per ottenere
una pace wilsoniana. Negli anni '19-20 tutta l'Europa centrale ed
orientale è travagliata dalla crisi politica di consolidamento
dei nuovi regimi
aggravata e complicata dalla crisi che chiameremo
socialista
cioè dai tentativi di realizzare qualcuno dei
postulati delle dottrine socialiste. Nei paesi vinti la crisi
politico-sociale attinge forme acutissime — come in Prussia
in
Baviera
in Ungheria — ma non risparmia nemmeno i paesi
vincitori come la Francia e l'Inghilterra
che devono fronteggiare
giganteschi movimenti di masse
e assume forme inquietanti —
dal moto del caro-viveri del 1919 all'occupazione delle fabbriche nel
1920 — nel paese più povero fra i paesi vittoriosi:
l'Italia.
L'impressione generale di quegli
anni è che il mondo va ormai a sinistra
con moto vorticoso:
che la sinistra storica
non nel senso parlamentare italiano
è
rappresentata dalla Russia
la quale ha segnato la strada che tutti i
popoli dell'Europa e del Mondo dovranno percorrere: tutti i valori
tradizionali vengono capovolti; l'eroismo di guerra è vilipeso
e viene esaltata la diserzione; tutte le gerarchie tradizionali
spezzate (un cosacco diventa generalissimo della guarnigione rossa di
Pietrogrado e un Krilenko qualsiasi
viene elevato alla dignità
di generalissimo dell'esercito sovietista)
le gerarchie
economico-tecniche — frutto di una lunga selezione e di un
faticoso travaglio scientifico — non sfuggono ai destino delle
altre: gli ingegneri delle officine Putiloft vengono cacciati nei
forni. Sembra che da quel momento le officine non abbiano fuso altro
materiale. Anche in questo campo le diverse società europee ci
offrono una scala di sfumature
che sono in relazione col loro grado
di civiltà e colla maggiore o minore profondità dello
sconvolgimento sociale. In Russia la famiglia dello zar viene
massacrata senza processo; in Germania quella degli Hohenzollern può
andarsene in esilio. In Russia tutto il sistema economico cosiddetto
capitalistico viene interrotto e paralizzato — anche attraverso
l'eccidio fisico dei «borghesi» in Germania
compresa la
stessa Baviera
non si è mai arrivati agli estremismi russi
né in materia politica
né in materia sociale. Tuttavia
le linee di questa crisi del primo biennio del dopo-guerra europeo
apparivano così paurose
che molti elementi — in ispecie
politicanti — delle classi borghesi
si erano rassegnati
all'ineluttabile
e credendo oramai nell'imminenza del cataclisma
avevano abbandonato ogni forma di resistenza
anche passiva: mentre i
bottegai italiani consegnavano le chiavi alle Camere del Lavoro
gli
ideologi della democrazia e gran parte dell'intelligenza borghese
inclinavano a sinistra
nel pensiero e nell'azione molto spesso
sventatamente riformatrice
diffondendo sempre più vastamente
nelle masse la convinzione che il vecchio mondo — quello della
destra — era destinato a morire. Come tutta questa aspettazione
si colorisse nell'anima e nell'azione delle masse lavoratrici
è
cronaca triste di ieri.
(segue...)
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