(segue) Da che parte va il mondo ?
(25 febbraio 1922)
[Inizio scritto]
III.
Non v'ha dubbio che la fine del
1920 segna in tutta Europa il culmine della crisi sociale di
«sinistra». Ma nei quindici mesi intercorsi da allora ad
oggi
la situazione è cambiata. Il pendolo volge ora a destra.
Dopo l'ondata della rivoluzione
ecco l'ondata della reazione: dopo
il periodo rosso (l'ora rossa) ecco l'ora bianca.
Come sempre accade
la nazione
che più violentemente scartò a sinistra
è
quella che
da qualche tempo
cammina più velocemente verso
destra: la Russia. Il «mito» russo è già
tramontato. La luce non viene più dall'Oriente. Dall'oriente
russo vengono terribili notizie di fame e di morte; da Pietrogrado
giungono appelli disperati di socialisti e di anarchici contro la
reazione di Lenin. Il professore Ulianoff è oggi uno zar
che
segue a puntino — all'interno e all'estero — la politica
dei Romanoff. Forse l'ex-professore di Basilea non credeva che la sua
carriera avrebbe sboccato nella reazione; ma
evidentemente
i
governi devono adeguarsi ai popoli e il popolo russo — enorme
armento umano
paziente
rassegnato
fatalista
orientale — è
incapace di vivere in libertà: ha bisogno di un tiranno: come
del resto tutti i popoli
anche quelli dell'occidente
muovono
ansiosi
oggi più che mai
alla ricerca di istituzioni
di
idee
di uomini che rappresentino dei punti fermi nella vita
che
siano dei porti sicuri
in cui ancorare — per qualche tempo —
l'anima stanca di aver troppo errato.
Si può affermare
senza
cadere in peccato di tedescofilia (di «filie» noi ne
abbiamo una sola: quella per l'Italia) che la Germania ha avuto il
maggior merito in questa virata a destra del mondo sociale
contemporaneo. Non solo quella che si potrebbe chiamare la Germania
borghese
ha resistito magnifica mente agli assalti della sinistra
(ultima documentazione di ciò
è la fine del
recentissimo sciopero ferroviario) ma il fenomeno più
interessante della Germania attuale
è la refrattarietà
dimostrata dal movimento operaio all'infezione russa. Il bolscevismo
non è riuscito ad infettare il movimento operaio tedesco. Le
sollevazioni
i «Putsch» (la parola stessa è
significativa)
lo stesso tentativo sovietista di Monaco di Baviera
non smentiscono la mia affermazione. La verità è che le
grandi masse della popolazione operaia tedesca sono rimaste estranee
al bolscevismo marca russa
che è diventato monopolio di
alcune piccole sette
le quali non hanno importanza alcuna nella vita
germanica. Basta ricordare che l'antitesi categorica fra socialismo e
bolscevismo è stata innalzata e dimostrata dal più
grande teorico del marxismo: da Kautsky. È inutile indagare se
il bolscevismo sia una merce tedesca importata in Russia
a scopo di
guerra — una specie di gas asfissiante ideologico — che
doveva mettere fuori di combattimento il famoso rouleau
compresseur. Le rivelazioni di Bernstein lo farebbero credere
ma
quello che si può affermare è che la Germania
ottenuto
lo scopo di atterrare militarmente la Russia e constatato anche a
questo preciso fine
l'inutilità del bolscevismo
è
stata poi la grande barriera che ha salvato il mondo occidentale
dalle mortifere infezioni del bolscevismo russo: la Germania ha
segnato il tempo d'arresto della marcia europea del bolscevismo
in
ciò aiutata dall'istintivo disprezzo che ogni tedesco nutre
per ogni russo. Dopo la Germania
la nazione che più
rapidamente si è riscattata dall'ossessione del mito russo
è
l'Italia
grazie all'irrompere del Fascismo. L'esame dell'Europa
contemporanea
potrebbe estendersi alle altre nazioni
ma non è
necessario. Le tre nazioni che recano in grembo le più grandi
possibilità di sviluppo e di avvenire
sono attualmente in
Europa
la Russia
la Germania e l'Italia
ed è appunto in
queste tre nazioni che il movimento sociale e spirituale va
indubbiamente a destra.
(segue...)
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