(segue) Il discorso di Cremona
(26 settembre 1922)
[Inizio scritto]
Che cosa è quel brivido
sottile che vi percorre le membra quando sentite le note della
Canzone del Piave? Gli è che il Piave non segna una fine:
segna un principio! È dal Piave; è da Vittorio Veneto;
è dalla Vittoria — sia pure mutilata dalla diplomazia
imbelle
ma gloriosissima —; è da Vittorio Veneto che si
dipartono i nostri gagliardetti. È dalle rive del Piave che
noi abbiamo iniziata la marcia che non può fermarsi fino a
quando non abbia raggiunto la meta suprema: Roma! E non ci saranno
ostacoli
né di uomini
né di cose che potranno
fermarci!
Ed ora
popolo fascista di
Cremona
io voglio ringraziarti per le accoglienze che mi hai
tributato. Io so e mi piace di pensare che non a me andavano gli
onori
ma all'idea
alla nostra causa che è stata consacrata
da tanto sangue purpureo della migliore gioventù italiana
Abbiti
o popolo di Cremona
il mio ringraziamento cordiale e
fraterno ed abbracciando il mio vecchio e fedele amico Farinacci
io
abbraccio tutto il Fascismo cremonese al grido di «Viva il
Fascismo! Viva l'Italia!».
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