Il discorso di Napoli
(24 ottobre 1922)


      Mancano quattro giorni alla Marcia su Roma: la rivoluzione è già in cammino verso la vittoria finale. A Napoli il 24 ottobre 1922 si raccolgono quarantamila fascisti e ventimila operai fra l'entusiasmo della popolazione. In quella giornata preannunziatrice di vittoria il Duce pronuncia il seguente discorso rivolto al popolo napoletano e alla Nazione:

      Fascisti! Cittadini!
      Può darsi anzi è quasi certo che il mio genere di eloquenza determini in voi un senso di delusione in voi che siete abituati alla foga immaginosa e ricca della vostra oratoria. Ma io da quando mi sono accorto che era impossibile torcere il collo alla eloquenza mi sono detto che era necessario ridurla alle sue linee schematiche ed essenziali.
      Siamo venuti a Napoli da ogni parte d'Italia a compiere un rito di fraternità e di amore. Sono qui con noi i fratelli della sponda dalmatica tradita ma che non intende arrendersi; sono qui i fascisti di Trieste dell'Istria della Venezia Tridentina di tutta l'Italia settentrionale; sono qui anche i fascisti delle isole della Sicilia e della Sardegna tutti qui ad affermare serenamente categoricamente la nostra indistruttibile fede unitaria che intende respingere ogni più o meno larvato tentativo di autonomismo e di separatismo.
      Quattro anni fa le fanterie d'Italia maturata a grandezza in un ventennio di travaglio faticoso le fanterie d'Italia fra le quali erano vastamente rappresentati i figli delle vostre terre scattavano dal Piave e dopo avere battuto gli austriaci con l'ausilio assolutamente irrisorio di altre forze si slanciavano verso l'Isonzo; e solo la concezione assurdamente e falsamente democratica della guerra poté impedire che i nostri battaglioni vittoriosi sfilassero sul ring di Vienna e per le arterie di Budapest!

(segue...)