Primo proclama del quadrumvirato
(27 ottobre 1922)


      Mentre si svolgeva il convegno di Napoli si attuavano gli ultimi preparativi per la Marcia su Roma. Mussolini aveva costituito il Quadrumvirato formato dai comandanti generali della Milizia fascista Emilio De Bono Cesare Maria De Vecchi Italo Balbo e dal Segretario del Partito Michele Bianchi. Il 27 ottobre 1922 il Quadrumvirato lanciava il seguente proclama redatto dal Duce sino dal 22 ottobre:

      Fascisti di tutta Italia!
      L'ora della battaglia decisiva è suonata.
      Quattro anni fa l'Esercito Nazionale scatenò di questi giorni la suprema offensiva che lo condusse alla Vittoria: oggi l'Esercito delle Camicie Neve riafferma la Vittoria mutilata e puntando disperatamente su Roma la riconduce alla gloria del Campidoglio. — Da oggi principi e triari sono mobilitati. La legge marziale del Fascismo entra in pieno vigore. — Dietro ordine del Duce i poteri militari politici ed amministrativi della Direzione del Partito vengono riassunti da un Quadrumvirato segreto d'Azione con mandato dittatoriale. — L'Esercito riserva e salvaguardia suprema della Nazione non deve partecipare alla lotta. — Il Fascismo rinnova la sua altissima ammirazione all'Esercito di Vittorio Veneto. — Né contro gli agenti della forza pubblica marcia il Fascismo ma contro una classe politica di imbelli e di deficienti che da quattro anni non ha saputo dare un Governo alla Nazione. — Le classi che compongono la borghesia produttrice sappiano che il Fascismo vuole imporre una disciplina sola alla Nazione e aiutare tutte le forze che ne aumentino l'espansione economica ed il benessere.
      Le genti del lavoro quelle dei campi e delle officine quelle dei trasporti e dell'impiego nulla hanno da temere dal potere fascista. I loro giusti diritti saranno sinceramente tutelati. Saremo generosi con gli avversari inermi; saremo inesorabili con gli altri. Il Fascismo snuda la sua spada lucente per tagliare i troppi nodi di Gordio che irretiscono ed intristiscono la vita italiana. Chiamiamo Iddio sommo e lo spirito dei nostri cinquecentomila morti a testimoni che un solo impulso ci spinge una sola volontà ci accoglie una passione sola c'infiamma: contribuire alla salvezza ed alla grandezza della Patria.

(segue...)