(segue) Il discorso di Napoli
(24 ottobre 1922)
[Inizio scritto]

      Per noi la Nazione è soprattutto spirito e non è soltanto territorio. Ci sono Stati che hanno avuto immensi territori e che non lasciarono traccia alcuna nella storia umana. Non è soltanto numero perché si ebbero nella storia degli Stati piccolissimi microscopici che hanno lasciato documenti memorabili imperituri nell'arte e nella filosofia.
      La grandezza della Nazione è il complesso di tutte queste virtù di tutte queste condizioni. Una Nazione è grande quando traduce nella realtà la forza del suo spirito. Roma è grande quando da piccola democrazia rurale a poco a poco allaga del ritmo del suo spirito tutta l'Italia poi si incontra con i guerrieri di Cartagine e deve battersi contro di loro. È la prima guerra della storia una delle prime. Poi a poco a poco porta le aquile agli estremi confini della terra ma ancora e sempre l'Impero Romano è una creazione dello spirito poiché le armi prima che dalle braccia erano puntate dallo spirito dei legionari romani.
      Ora dunque noi vogliamo la grandezza della Nazione nel senso materiale e spirituale. Ecco perché noi facciamo del sindacalismo.
      Noi non lo facciamo perché crediamo che la massa in quanto numero in quanto quantità possa creare qualche cosa di duraturo nella storia. Questa mitologia della bassa letteratura socialista noi la respingiamo. Ma le masse laboriose esistono nella Nazione. Sono gran parte della Nazione sono necessarie alla vita della Nazione ed in pace ed in guerra. Respingerle non si può e non si deve. Educarle si può e si deve; proteggere i loro giusti interessi si può e si deve!
      Si dice: «Volete dunque perpetuare questo stato di guerriglia civile che travaglia la Nazione?». No. In fondo i primi a soffrire di questo stillicidio rissoso domenicale con morti e feriti siamo noi. Io sono stato il primo a tentare di buttare delle passerelle pacificatrici tra noi ed il cosiddetto mondo sovversivo italiano.

(segue...)