Il primo discorso presidenziale
(16 novembre 1922)
Il 16 novembre
1922
il primo Governo fascista si presentava alla Camera dei
Deputati. Il Duce
pronunziò in tale occasione il suo primo
discorso dal banco del Governo
in qualità di Presidente del
Consiglio
parlando ai deputati e all'intera Nazione
come già
aveva fatto dal banco di deputato.
Mi onoro di annunziare alla
Camera che Sua Maestà il Re
con decreto 31 scorso ottobre
ha
accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole avvocato Luigi
Facta
deputato al Parlamento
dalla carica di presidente del
Consiglio dei ministri e quelle dei suoi colleghi ministri segretari
di Stato
nonché quelle dei sottosegretari di Stato
e mi ha
dato incarico di comporre il nuovo Ministero.
Signori!
Quello che io compio oggi
in
quest'aula
è un atto di formale deferenza verso di voi e per
il quale non vi chiedo nessun attestato di speciale riconoscenza.
Da molti
anzi
da troppi anni
le crisi di Governo erano poste e risolte dalla Camera attraverso più
o meno tortuose manovre ed agguati
tanto che una crisi veniva
regolarmente qualificata un assalto ed il Ministero rappresentato da
una traballante diligenza postale.
Ora è accaduto per la
seconda volta
nel breve volgere di un decennio
che il popolo
italiano — nella sua parte migliore — ha scavalcato un
Ministero e si è dato un Governo al di fuori
al di sopra e
contro ogni designazione del Parlamento.
Il decennio di cui vi parlo sta
fra il maggio del 1915 e l'ottobre del 1922.
Lascio ai melanconici zelatori
del supercostituzionalismo il compito di dissertare più o meno
lamentosamente su ciò. Io affermo che la rivoluzione ha i suoi
diritti. Aggiungo
perché ognuno lo sappia
che io sono qui
per difendere e potenziare al massimo grado la rivoluzione delle
«camicie nere»
inserendola intimamente come forza di
sviluppo
di progresso e di equilibrio nella storia della Nazione.
(segue...)
|