(segue) Il primo discorso presidenziale
(16 novembre 1922)
[Inizio scritto]
L'aumento del prestigio di una
nazione nel mondo è proporzionato alla disciplina di cui dà
prova all'interno. Non vi è dubbio che la situazione
all'interno è migliorata
ma non ancora come vorrei.
Non intendo cullarmi nei facili
ottimismi. Non amo Pangloss.
Le grandi città ed in
genere tutte le città sono tranquille: gli episodi di violenza
sono sporadici e periferici
ma dovranno finire.
I cittadini
a qualunque partito
siano iscritti
potranno circolare; tutte le fedi religiose saranno
rispettate
con particolare riguardo a quella dominante che è
il cattolicismo; le libertà statutarie non saranno vulnerate;
la legge sarà fatta rispettare a qualunque costo.
Lo Stato è forte e
dimostrerà la sua forza contro tutti
anche contro l'eventuale
illegalismo fascista
poiché sarebbe un illegalismo
incosciente ed impuro che non avrebbe più alcuna
giustificazione.
Debbo però aggiungere che
la quasi totalità dei fascisti ha aderito perfettamente al
nuovo ordine di cose. Lo Stato non intende abdicare davanti a
chicchessia.
Chiunque si erga contro lo Stato
sarà punito. Questo esplicito richiamo va a tutti i cittadini
ed io so che deve suonare particolarmente gradito alle orecchie dei
fascisti
i quali hanno lottato e vinto per avere uno Stato che si
imponga a tutti
dico a tutti
con la necessaria inesorabile energia.
Non bisogna dimenticare che al
di fuori delle minoranze che fanno della politica militante ci sono
40.000.000 di ottimi Italiani i quali lavorano
si riproducono
perpetuano gli strati profondi della razza
chiedono ed hanno il
diritto di non essere gettati nel disordine cronico
preludio sicuro
della generale rovina.
(segue...)
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