(segue) Il primo discorso presidenziale
(16 novembre 1922)
[Inizio scritto]
Poiché i sermoni —
evidentemente — non bastano
lo Stato provvederà a
selezionare e a perfezionare le forze armate che lo presidiano: lo
Stato fascista costituirà forse una polizia unica
perfettamente attrezzata
di grande mobilità e di elevato
spirito morale: mentre l'esercito e marina — gloriosissimi e
cari ad ogni italiano — sottratti alle mutazioni della politica
parlamentare
riorganizzati e potenziati
rappresenteranno la riserva
suprema della Nazione all'interno ed all'estero.
Signori!
Da ulteriori comunicazioni
apprenderete il programma fascista
nei suoi dettagli e per ogni
singolo dicastero. Io non voglio
finché mi sarà
possibile
governare contro la Camera: ma la Camera deve sentire la
sua particolare posizione che la rende passibile di scioglimento fra
due giorni o fra due anni.
Chiediamo i pieni poteri
perché
vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni
poteri
voi sapete benissimo che non si farebbe una lira — dico
una lira — di economia. Con ciò non intendiamo escludere
la possibilità di volonterose collaborazioni che accetteremo
cordialmente
partano esse da deputati
da senatori o da singoli
cittadini competenti. Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del
nostro difficile compito. Il paese ci conforta ed attende.
Non gli daremo ulteriori parole
ma fatti. Prendiamo impegno formale e solenne di risanare il bilancio
e lo risaneremo. Vogliamo fare una politica estera di pace
ma nel
contempo di dignità e di fermezza: e la faremo. Ci siamo
proposti di dare una disciplina alla Nazione e la daremo. Nessuno
degli avversari di ieri
di oggi
di domani si illuda sulla brevità
del nostro passaggio al potere.
Illusione puerile e stolta come
quella di ieri. Il nostro Governo ha basi formidabili nella coscienza
della Nazione ed è sostenuto dalle migliori
dalle fresche
generazioni italiane.
(segue...)
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