Agli operai del porto di Genova
(7 gennaio 1923)


      L'anno 1922 si conchiude con un discorso agli operai e allo stesso modo s'inizia, il 7 gennaio 1923, la serie dei discorsi dell'anno seguente. Una Commissione di rappresentanti di tutte le organizzazioni del porto di Genova aveva offerto al Duce a palazzo Viminale un'artistica pergamena con la seguente dedica:
      «A Benito Mussolini - Primo Ministro della Nuova Italia - I lavoratori del porto di Genova - Dal Fascismo redenti a nuova vita - 1° gennaio 1923».
      In tale occasione, Egli pronunziò le seguenti dichiarazioni:

      Certamente voi sapete che io ho molte simpatie per Genova; simpatie che risalgono al 1915, quando Genova, insieme con Milano e con Roma, costituì una delle forze che iniziarono la rivoluzione; poiché la rivoluzione che ha condotto il Fascismo al potere è cominciata nel maggio 1915, è continuata nell'ottobre 1922 e continuerà per un pezzo. Sono molto lieto di accogliere il vostro messaggio e vi ringrazio con tutta la mia sincera cordialità. Debbo dirvi che il Governo che ho l'onore di presiedere non ha mai inteso, non intende e non può intendere una politica cosiddetta antioperaia, anzi io vorrei fare un elogio del popolo lavoratore che non crea imbarazzi al Governo, lavora ed ha abolito praticamente gli scioperi. Si è rendento perché non crede alle utopie asiatiche che ci venivano dalla Russia; crede in se stesso, nel suo lavoro: crede nella possibilità, che per me è certezza, di una Nazione italiana prosperosa, libera e grande.
      A questa grandezza voi siete direttamente interessati, e voi che venite da un centro di vita così fervido, come Genova, siete i più indicati a sentire tutto questo fermento di vita nuova, tutta questa preparazione alacre del nuovo destino.

(segue...)