Alle medaglie d'oro
(8 gennaio 1923)


      Uno dei primi ricevimenti ufficiali concessi dal Duce fu per le Medaglie d'Oro. In nome loro, parlò, l'otto gennaio, fon. Raffaele Paolucci, al quale S. E. il Capo del Governo rispose con il seguente discorso:

      In questo momento, più che il capo del Governo è il camerata che vi parla, il soldato che si onora di avere «mangiato» la trincea, di avere fatto la guerra dopo averla voluta. Voi rappresentate la nuova, la più alta aristocrazia della Nazione. I vostri nomi dovrebbero formare, e formeranno, il libro d'oro della stirpe italiana. Voi siete la testimonianza vivente del prodigio compiuto da un popolo che non si batteva più come popolo unito da parecchi secoli. L'eclissi della nostra stirpe si squarcia nel 1915 e tutte le virtù sopite, ma non spente, della razza balzano al primo piano e ci danno la vittoria immortale. Una vittoria militare! Noi ora lavoriamo potentemente per conquistare la seconda vittoria. La prima deve essere come un passo verso la seconda: come un episodio che prepara la seconda. Avevamo due imperi che ci schiacciavano: ecco che questi imperi sono scomparsi; ecco che il panorama politico si è infinitamente allargato; ecco che si sono create delle possibilità per la nostra espansione nel mondo! Voi sarete gli artefici di questa seconda missione italiana. Il Governo conta soprattutto su di voi; il Governo conta su di voi, perché siete il fior fiore dei combattenti, e conta sui combattenti tutti i quali non possono volere che essa, la Vittoria, sia sabotata o mutilata, ma vogliono invece che essa sia una delle fiamme immortali che bastano ad illuminare per secoli il cammino della nostra storia.
      Rappresentate quanto di più glorioso ha dato l'esercito italiano. A voi io devo dire una parola di fede e di certezza che si riassume in questo proposito: la vittoria sia esaltata e potenziata dal Governo che ho l'onore di rappresentare. Non si torna più indietro! Ciò che è stato è irrevocabile! Tutte le vecchie classi, i vecchi partiti, i vecchi uomini e le più o meno antiquate cariatidi sono state spezzate dalla rivoluzione fascista e nessun prodigio potrà ricomporre questi cocci che devono passare al museo delle cose più o meno venerabili. Questo sia ben chiaro alla vostra coscienza: che indietro non si torna e che tutti noi con la disciplina, col lavoro, con la passione nutrita ora per ora, giorno per giorno, anno per anno, vogliamo, dico vogliamo, creare la grande Italia di domani. Viva le medaglie d'oro!

(segue...)