La questione della Ruhr
(10 febbraio 1923)
Dichiarazioni
fatte alla Camera dei Deputati, nella tornata del 10 febbraio 1923,
in risposta ad una interrogazione degli on. Basso e Canepa.
Mentre mi riservo di parlare in
seguito, quando la Camera discuterà sull'approvazione
dell'accordo di Santa Margherita, ho accettato di buon grado di
rispondere a questa interrogazione.
Si sa come, a seguito degli
avvenimenti che si stanno svolgendo nella Ruhr, si sia verificata una
larga disorganizzazione, oltre che nei lavori per lo sfruttamento
delle miniere di carbone, anche nei servizi ferroviari e in quelli
fluviali del Reno, che servono al trasporto del carbone, da cui
dipende quindi il rifornimento dei carboni all'Italia in conto
riparazioni.
Si sa pure come, fin dall'inizio
degli avvenimenti, il Regio Governo abbia inviato ad Essen alcuni
ingegneri minerari coll'incarico di partecipare ai lavori della
Commissione di controllo sulla produzione del carbone. Le forniture
del carbone tedesco all'Italia, dal territorio occupato dalla
Francia, hanno potuto essere continuate senza interruzioni, ma non
potevano non subire diminuzioni. Gli arrivi dal 15 gennaio all'8 di
febbraio ammontano esattamente a 134.336 tonnellate.
La disposizione, che proibiva ogni
invio di carbone della Ruhr nella Germania non occupata, poteva
arrecare come conseguenza un aggravamento della situazione nei
riguardi delle forniture all'Italia.
Di questa possibilità si
preoccupò subito il Regio Governo: e si proponeva di svolgere
azione appropriata per assicurarsi che le autorità
franco-belghe avrebbero consentito egualmente l'ingresso nella
Germania non occupata dei treni di carbone diretti in Italia.
Ma esplicite assicurazioni in
questo senso furono spontaneamente fornite dal Governo francese, come
pure dalle autorità militari della Ruhr ai nostri ingegneri.
(segue...)
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