La nuova politica estera
(16 febbraio 1923)
Discorso tenuto
alla Camera dei Deputati, dopo la discussione degli accordi
internazionali, nella tornata del 16 febbraio 1923.
Con l'approvazione degli accordi
di Santa Margherita si chiude quella che si potrebbe chiamare la
settimana di politica estera del Parlamento italiano: settimana che
si potrebbe chiamare anche pacifica, perché si è
cominciato con la ratifica delle convenzioni di Washington, che
rappresentano una sosta nei grandi armamenti navali e si finisce con
l'approvazione degli accordi di Santa Margherita, conseguenza del già
ratificato ed in massima parte eseguito Trattato di Rapallo.
Chiudendo questa settimana di
lavoro, mi permetto di constatare che la Camera ha fatto del buon
lavoro e che in questa Sessione ha rialzato indubbiamente di qualche
punto il suo prestigio di fronte al Paese.
Sono grandi le questioni sulle
quali si è intrattenuta la Camera, non già trattatelli
o leggine inconcludenti, come taluno ha detto.
Mi sono rifiutato d'imbarcarmi,
come si tentava di fare dalla Sinistra, in una delle solite
discussioni di indole generale che non concludono nulla. Fin che
starò io a questo banco, la Camera non si tramuterà in
un comizio. Non c'è niente da discutere in materia di politica
interna: quello che accade, accade per mia precisa e diretta volontà
e dietro miei ordini tassativi, dei quali assumo naturalmente piena e
personale responsabilità.
È inutile quindi battere
sui funzionari delle singole Amministrazioni: gli ordini sono miei.
Non mi importa di sapere se esista un complotto nel senso che si dava
a questa parola: ciò sarà stabilito dagli organi
competenti. Esistono viceversa dei signori, i quali si illudevano di
poter fare impunemente la guerra allo Stato ed al Fascismo. A
quest'ora devono essere disillusi e più si disilluderanno in
seguito.
(segue...)
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