(segue) La nuova politica estera
(16 febbraio 1923)
[Inizio scritto]

      La differenza fra Stato liberale e lo Stato fascista consiste precisamente in ciò: che lo Stato fascista non solo si difende, ma attacca. E coloro che intendono di diffamarlo all'estero o di minarlo all'interno devono sapere che il loro mestiere comporta incerti durissimi.
      I nemici dello Stato fascista non si meraviglieranno se io li tratterò severamente come tali.
      E a proposito del discorso di Filippo Turati, il mio fiuto di vecchio combattitore non mi ha ingannato quando ho respinto alcuni giorni fa le avances che venivano da quella parte, anche in suo nome, a mezzo di Gregorio Nofri, che, essendo stato in Russia, ha sentito immediatamente il prepotente bisogno di scrivere contro la Russia e di diventare antibolscevico. Le pecore rognose non entreranno nel mio ovile. Sono ancora fedele alla mia tattica. Non cerco nessuno. Non respingo nessuno. Ma fido soltanto sulle mie forze.
      Ecco perché in questi ultimi tempi ho voluto che si stringessero contatti, dopo la riunione del Gran Consiglio Fascista, con quei partiti che, lottando sul terreno nazionale, possono stabilire con noi buoni rapporti per un lavoro in comune.
      Ma tutto ciò sia detto subito, non è stato fatto ai fini parlamentari, bensì ai fini della coesione, dell'unità e della pacificazione del Paese.
      Concordo pienamente con quanto ieri sera ha detto l'onorevole Cavazzoni a proposito delle otto ore.
      Ho dichiarato, davanti ad un'assemblea di ottocento tipografi, che le otto ore rappresentavano una conquista intangibile delle classi operaie.
      Non c'è bisogno di intavolare una lunga discussione, perché si attribuiscano, all'una o all'altra parte della Camera, meriti insigni, perché il Governo, in uno dei suoi prossimi Consigli dei ministri, deciderà, una buona volta per sempre, la questione delle otto ore.

(segue...)