I primi sei mesi di governo
(8 giugno 1923)
Questo è il
primo dei discorsi fondamentali del nuovo Regime. Esso raccoglie, in
ampia visione sintetica, l'opera vastissima del Governo fascista nei
primi sei mesi di Governo. Fu pronunziato al Senato del Regno, nella
tornata dell'otto giugno, chiudendosi la discussione su l'esercizio
provvisorio degli stati di previsione dell'entrata e della spesa per
l'anno finanziario 1923-1924.
Il discorso che ho l'onore di
pronunziare dinanzi alla vostra alta assemblea potrà apparire
analitico, perché si propone di toccare parecchie questioni, e
di dire parole decisive su parecchi problemi, specialmente in materia
di politica interna.
Con che non mi illudo di potere
convincere quelli che sono gli oppositori di professione o per
temperamento personale. Non vi stupirà se io comincio dalla
politica estera anche se, per avventura, sia questa la materia in cui
una opposizione seria e fondata non esiste, per cui si può
legittimamente affermare che questa politica raccoglie la quasi
unanimità nazionale.
Come già dissi altra volta,
le direttive generali della politica estera dell'attuale Governo sono
ispirate dalla necessità di una progressiva rivalutazione
della nostra posizione diplomatica e politica nell'Europa e nel
mondo. Sta di fatto che, salvo le acquisizioni territoriali con
confini al Brennero e al Nevoso, confini strappati dopo una lunga e
sanguinosa guerra vittoriosa, l'Italia è stata esclusa, nella
pace di Versailles e nelle altre successive dai benefici di ordine
economico e coloniale.
Patti solenni firmati durante la
guerra passarono in decadenza e non furono sostituiti. La posizione
di inferiorità fatta all'Italia ha pesato e pesa ancora molte
sulla economia del nostro popolo. Ma è inutile ora insistere
sulle recriminazioni del passato: bisogna piuttosto cercare di
riguadagnare il terreno ed il tempo perduto. Non vi è dubbio
che dall'ottobre ad oggi, malgrado le vecchie nuove difficoltà,
la situazione è notevolmente migliorata.
(segue...)
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