(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Le altre Potenze, alleate o non,
sanno che l'Italia intende seguire una politica di energica, assidua
tutela dei suoi interessi nazionali: intende essere presente dovunque
siano direttamente o indirettamente in giuoco i suoi vitali
interessi, perché questo è il suo diritto e il suo
preciso dovere. Ma nello stesso tempo è favorevole a quella
azione politica di ordine generale che tende a normalizzare il più
sollecitamente possibile la situazione economica del nostro
continente.
L'Italia, che pure cammina
alacremente verso il suo riassetto, vede continuamente turbata questa
rinascita da elementi estranei di ordine generale. Giudico che ci sia
un preciso interesse italiano nell'affrettare la soluzione pacifica
della crisi europea. Ora tale crisi dal Trattato di Versailles in poi
è dominata dal fatto riparazioni.
Innanzi a tale problema la
posizione fondamentale dell'Italia è la seguente:
1°) La Germania può e
deve pagare una somma, che ormai appare universalmente precisata, e
che è assai lontana dalle molte centinaia di miliardi, di cui
si parlò all'indomani dell'armistizio.
2°) L'Italia non potrebbe
tollerare spostamenti o rivolgimenti di ordine territoriale che
conducessero ad una egemonia di ordine politico economico e militare.
3°) L'Italia è disposta
a sopportare la sua quota parte di sacrificio, se ciò si
renderà necessario ai fini di quella che, ordinariamente, si
chiama la ricostruzione della economia europea.
4°) Il Governo italiano
sostiene oggi più che mai, soprattutto di fronte all'ultima
nota tedesca, che il problema delle riparazioni e quello dei debiti
interalleati europei sono intimamente connessi ed in certo senso
interdipendenti.
(segue...)
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