(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Date le sollecitatorie,
specialmente dell'Inghilterra e dell'Italia, la Germania ha
riconosciuto insufficienti le sue proposte, e ieri sera
l'ambasciatore Neurath mi ha presentato la nuova nota tedesca, sul
contenuto e natura della quale non posso pronunciarmi per motivi
evidenti di riserbo; dovendo, attorno alla medesima nota, iniziarsi e
svolgersi un'attività diplomatica fra tutti gli Alleati. Mi
limiterò a dire soltanto che nella nota tedesca non si
richiede più, per trattare, la preventiva evacuazione della
Ruhr, il che potrebbe far credere ad una rinunzia da parte della
Germania a quella resistenza passiva la cui utilità, anche ai
fini tedeschi, appare sempre più dubbia, la cui cessazione
gioverebbe forse a un più rapido raggiungimento della
soluzione.
Ma il problema delle riparazioni
non è soltanto franco-tedesco: è anche ungherese,
bulgaro ed austriaco. È inutile precisare a che punto sia la
situazione nei confronti di questi tre paesi ex-nemici.
L'ammontare delle riparazioni
ungheresi, che non fu fissato dal trattato di pace del Trianon, non è
stato ancora determinato dalla Commissione delle riparazioni e
l'Ungheria a tutt'oggi non ci ha dato che limitate forniture in
natura.
Il Governo ungherese, allegando le
disagiate condizioni economiche e finanziarie del paese, denunciate
dalla grave svalutazione della corona, ha di recente prospettato la
necessità di contrarre un prestito all'estero che per riuscire
dovrebbe essere garantito sulle dogane, sul monopolio dei tabacchi e
all'occorrenza su altri cespiti di entrata. Da qui il bisogno che
tali cespiti siano liberati per un adeguato periodo di tempo dal
vincolo delle riparazioni.
Un memoriale appunto in tal senso
è stato presentato recentemente dal Ministro d'Ungheria in
Parigi alla Commissione delle riparazioni.
(segue...)
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