(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]

      Nei riguardi delle riparazioni bulgare l'Italia, la Gran Bretagna e la Francia il 31 marzo scorso sono addivenute ad un accordo con il Governo bulgaro, per facilitargli il modo di pagamento del suo debito di duemila duecentocinquanta milioni di franchi oro, fissato dal Trattato di Neuilly, col dividerlo in due parti, l'una di cinquecentocinquanta milioni da pagarsi ratealmente a cominciare dall'ottobre di quest'anno e l'altra di mille settecento milioni da reclamarsi non prima di 30 anni.
      La Bulgaria si è obbligata con questo accordo a riservare al regolamento del suo debito i proventi delle sue dogane, ed ha già all'uopo emesso una legge.
      L'accordo è stato approvato anche dalla Commissione delle riparazioni, con la riserva dei nostri diritti per il rimborso delle spese delle armate di occupazione italiane.
      In effetto sono in corso negoziati col Governo bulgaro per il regolamento di detto nostro credito, che gode del privilegio della priorità sulle stesse riparazioni.
      Il Regio Governo, animato da favorevoli disposizioni in tutto quanto concerne la sistemazione degli obblighi dipendenti dalla guerra, non ha avuto difficoltà ad accettare un tale accordo, che costituisce una forma di impegno concreto, garantito da un reddito sufficiente ad assicurarne l'esecuzione.
      Mantenendo l'impegno assunto dai suoi predecessori, coi protocolli di Ginevra del 4 ottobre 1922, il Governo italiano ha dato opera coi Governi firmatari dei protocolli stessi, che il prestito a favore dell'Austria avesse una pronta e larga realizzazione.
      A tal uopo ha consentito a postergare per 20 anni, quanto è la durata del prestito, il privilegio verso l'Austria per ricuperi di danno e per buoni di rifornimento alimentare; ha dato nella misura del 20,5 per cento la propria fideiussione ad un prestito massimo di cinquecentottantacinque milioni di corone oro ed ha autorizzato le banche italiane a concorrere direttamente al prestito, sino al limite massimo di duecento milioni di lire, ivi compresi i settantotto milioni di lire che l'Italia aveva antecedentemente prestati all'Austria e che a termini del protocollo di Ginevra avrebbero dovuto essere rimborsati in contanti.

(segue...)