(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
E così, del pari, gli
alleati si sono assicurati il rispetto dei diritti acquisiti dai
rispettivi connazionali alla data del 1° gennaio 1923, per ciò
che concerne l'esercizio delle professioni liberali in Turchia, col
riconoscimento dei diplomi da essi conseguiti nei rispettivi paesi di
origine. Tale questione interessava particolarmente gli italiani colà
residenti, e per la sua soluzione favorevole la colonia italiana di
Costantinopoli mi aveva, con ragione, fatto le più vive
premure.
Il Governo italiano ha ottenuto
anche che cadessero quelle clausole di interessamento formale del
Sultanato, che gli accordi, che chiusero la guerra libica, avevano
lasciato sussistere nelle nostre colonie dell'Africa settentrionale,
e nello stesso tempo sono stati opportunamente tutelati gli interessi
dei sudditi libici residenti in Turchia, i quali sono stati
parificati nei diritti a cittadini italiani.
Della maggiore importanza per la
Turchia si dimostrò, fin dall'inizio della conferenza, la
questione relativa alla tutela giuridica degli stranieri; la
conferenza è stata d'accordo nel definire i termini di tale
tutela, concretandola in una formula che stabilisce per un periodo di
cinque anni l'assunzione al proprio servizio, da parte dei Governo
turco, di giureconsulti esteri, a cui è data facoltà di
ricevere reclami sui giudicati e sull'operato dei magistrati turchi.
Con tale soluzione, così
ampiamente benevola, che accompagna quell'abolizione delle
capitolazioni da tanto tempo e tanto insistentemente dai turchi
invocata, le Potenze europee hanno, in sostanza, aperto il più
largo credito morale alla Turchia, sperando che essa sappia mostrarsi
col fatto capace di organizzare rapidamente una Amministrazione
giudiziaria al livello di quelle europee, e specialmente sappia
imporre alle proprie autorità di polizia e giudicanti uno
spirito di giustizia superiore ai piccoli interessi, quale Roma seppe
insegnare al mondo.
(segue...)
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