(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Voci. — Migliorate!
Sento che qualcuno di voi dà
già una risposta affermativa. Dico anch'io che sono migliorate
quantunque io sia per temperamento piuttosto portato al pessimismo, e
quindi al malcontento. Non si va mai abbastanza bene! Ma, o signori,
quando si parla di ordine pubblico, bisogna stabilire dei raffronti:
anche se sia odioso, essi sono necessari. L'inquietudine, il disagio,
lo spirito di faziosità non sono soltanto un fenomeno
italiano. Se noi gettiamo l'occhio al di là delle nostre
frontiere, abbiamo motivo di ripetere che se Messene piange Sparta
non ride.
Prendetemi i popoli vinti e
guardate quello che accade in Austria, e in Germania; prendetemi i
popoli vittoriosi: è di ieri uno sciopero dei funzionari
pubblici nel Belgio che è costato all'erario e all'economia
belga centinaia e centinaia di milioni di franchi; se poi rivolgete
lo sguardo ai paesi neutrali (Spagna) troverete che anche là
la vita non è eccessivamente comoda e brillante. Questo dico
per coloro che ad ogni piccolo sparo di rivoltella in uno dei
ventimila villaggi d'Italia credono di esser feriti da un colpo di
420. Ma poi soprattutto vale la pena di fare il raffronto in Italia e
mettere da una parte la situazione dell'Italia nel biennio 1919-1920
e nel biennio successivo 1921-22. Il fatto dominante del biennio
1919-20 è costituito dall'occupazione delle fabbriche, dallo
sciopero rotativo e permanente dei funzionari dei servizi pubblici,
da un disgregamento di tutte le funzioni dell'autorità
statale; e quantunque sia sommamente ingrato, bisogna pur ricordare
che lo stesso nostro gloriosissimo esercito ebbe un episodio, ad
Ancona, che dimostra come qualmente il tarlo fosse giunto assai
profondo nell'organismo dello Stato italiano.
Fatto dominante di questo biennio,
che chiameremo dell'orgia demagogica, l'occupazione delle fabbriche;
fatto dominante del biennio successivo è la spedizione
punitiva fascista. Vedete che io sono di una obbiettività
straordinaria! I fascisti, per necessità di cose, sono andati
all'assalto delle città a vaste masse e armati. Oggi tutto ciò
è finito, oggi i funzionari dei servizi pubblici non fanno e
non faranno sciopero.
(segue...)
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