(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
La frase «estero» può
impressionarvi. Ebbene c'è all'estero un ambiente difficile
per il Fascismo italiano. Difficile a destra e difficile a sinistra.
Difficile a destra, in quanto l'elemento destro è un elemento
nazionale, il quale non può essere entusiasta di un movimento
che esalta i valori nazionali. D'altra parte l'elemento sinistro ci è
avverso dal punto di vista sociale, perché sa che il movimento
fascista è nettamente antisocialista. Allora è bene che
si sappia che a difendere la Nazione, a difendere quella speciale
forma di reggimento politico che si chiama Fascismo, vi è una
potentissima armata di volontari. Secondo: per permettere
all'Esercito di fare il suo mestiere: l'Esercito deve fare la guerra,
deve prepararsi alla guerra, non deve fare della polizia,
specialmente politica, se non in casi assolutamente eccezionali, che
in questo momento non voglio assolutamente presentare nemmeno come
ipotesi.
Stanotte, per mio ordine
personale, si è bloccato un intero quartiere di Livorno.
Ebbene, 100 carabinieri e 300
camicie nere sono bastati. L'Esercito, le truppe e gli ufficiali
dormivano tranquillamente nelle loro caserme, come era loro diritto e
dovere. Eppoi, credetemi, finché in Italia si sa che, oltre ad
alcune decine di migliaia di carabinieri fedelissimi, c'è
questa enorme forza, i conati rivoltosi, i conati di sedizione non
saranno mai osati.
Se dopo questi sei mesi di
Governo, io mi volgo indietro e abbraccio con un colpo d'occhio, come
si abbraccia un panorama, quello che è successo in sede
politica, vedo tre fenomeni interessanti: tre fenomeni che io
chiamerei tentativi di aggiramento del Fascismo.
Ad un certo momento, nel novembre,
si comincia a parlare di unità operaia: bisogna mettersi tutti
insieme sotto una bandiera vagamente nazionale, che doveva coprire
parecchie merci di contrabbando. Il nome di Gabriele D'Annunzio era
una carta che veniva frequentemente giuocata da questi ambigui
zelatori dell'unità operaia.
(segue...)
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