(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]

      Ci voleva poco a capire che si trattava di una mistificazione, attraverso la quale parecchi elementi, che si ritenevano espulsi dalla scena politica, volevano rientrarvi.
      Bastò dire che le Corporazioni assumessero il nome di fasciste e questa speculazione cessò d'incanto.
      Secondo: il contraltare nazionalista. Bisogna dire che da Roma in su nazionalisti e fascisti sono andati sempre d'accordo; erano due corpi in un'anima sola. A Milano, dove ho vissuto e lottato, non si è mai avvertita questa differenza. Ora va a succedere che dopo la marcia su Roma c'è una primavera enorme di nazionalismo, soprattutto da Roma in giù. Evidentemente, elementi dubbi volevano, attraverso questo contraltare, fare o preparare una opposizione al Governo fascista.
      Anche questo ostacolo è stato superato con la fusione e mi sia concesso di rendere omaggio solenne allo spirito di lealtà assoluta e di ferma disciplina, allo spirito, cioè, con cui i nazionalisti sono entrati nelle file del Fascismo. Finalmente, ed è manovra di quest'ultimi giorni, sono spuntati in Italia i fieri difensori dello Statuto, della libertà e del Parlamento. Sembra, a sentire questi signori che avevano dimenticato da parecchio tempo l'esistenza dello Statuto, anche a semplice titolo di documento storico, che lo Statuto corra supremo pericolo e che non si possa nemmeno discuterlo, nemmeno esaminarlo.
      Credo che nessuno di voi possa ritenere Camillo conte di Cavour un bolscevico o un fascista del 1848. Ebbene ognuno di voi sa che il moto costituzionale del Piemonte è stato opera di Camillo Cavour; ognuno sa come venne largita la costituzione politica. Ci fu un tumulto a Genova contro i gesuiti ritenuti assertori dell'assolutismo; una commissione di genovesi parte, va a Torino e chiede la cacciata dei gesuiti e la guardia civica; ma Camillo Cavour dice: «Questo è poco, i tempi sono maturi per ben altro».

(segue...)