(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Questo Governo, che è
dipinto come liberticida, è stato forse troppo generoso.
Non è stata una rivoluzione
incruenta per noi quella dell'ottobre: noi abbiamo lasciato decine e
decine di morti, o signori. E chi ci avrebbe impedito in quei giorni
di fare quello che han fatto tutte le rivoluzioni? Di liberarci, una
volta per sempre, da tutti coloro che, abusando della nostra
generosità, rendono difficile ora il nostro compito? Soltanto
i socialisti della Giustizia di Milano hanno avuto il coraggio di
riconoscere che, se essi sono ancora in vita, lo debbono a noi, che
non abbiamo voluto nei primi momenti della Marcia su Roma che le
Camicie Nere si macchiassero di sangue italiano.
Ma, o signori, non bisogna abusare
di questa nostra generosità. Non mi pongo il problema se sia
stato un bene o un male non avere agito in quei termini. Perché
non me lo pongo? Ve lo dico con schiettezza che parrà brutale.
Non me lo pongo perché, se domani fosse necessario, ho il
coraggio, la volontà e i mezzi per poterlo fare ancora.
E non speri qualcuno nella crisi
del Fascismo e non la distenda sulle colonne dei capaci giornali.
Essa è finita; era una bega di piccoli capi. E si capisce; non
si può sistemare tutto il mondo. Io ho sempre detto che la
rivoluzione non può essere una sistemazione in cui ognuno
trova la sua casella... e ci mangia dentro.
Il Fascismo è ancora e
rimarrà per lungo tempo un partito semplicemente formidabile.
Non fate come faceva il borghese dell'occidente che, ogni minuto,
quando saltava su un Wrangel o un Judenic, pensava che quelle piccole
bande disarmate e scalze potessero demolire il Governo dei Sovieti.
L'altro giorno Lloyd George diceva che è un Governo assai
solido.
E così, se vedrete che in
una delle tante Peretole d'Italia c'è un dissidio, non
argomentatene che il Fascismo è in crisi. Bisogna, o signori,
introdurre nell'esame dei fenomeni della storia l'elemento durata,
l'elemento tempo. E quando un partito ha il Governo nelle mani, lo
tiene, se lo vuol tenere, perché ha delle forze formidabili da
utilizzare per stabilire sempre più saldamente il suo dominio.
Il Fascismo è un movimento sindacale che raccoglie un milione
e mezzo di operai e contadini i quali — debbo dirlo a titolo di
lode — sono quelli che non mi danno imbarazzi di sorta. Poi è
un movimento politico che ha 550.000 iscritti e io ho chiesto di
esser liberato di almeno 150.000 di questi signori. Quindi è
un movimento militare: 300.000 camicie nere che esistono, che non
attendono che d'esser chiamate. Poi finalmente c'è in tutto
ciò un amalgama, un cemento che si potrebbe chiamare mistico e
religioso, per cui, battendo su certi tasti, domani si avrebbe il
suono di certe fanfare.
(segue...)
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