(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Ci si domanda: «Vorrete
dunque accamparvi in Italia come un esercito di nemici che opprime il
resto della popolazione?» Siamo alla filosofia della forza e
del consenso.
Intanto ho il piacere di
annunziare che al Fascismo hanno aderito masse imponenti di uomini,
che meritano tutto il rispetto della Nazione. Al Fascismo hanno
aderito l'Associazione dei mutilati e degli invalidi; al Fascismo ha
aderito l'Associazione Nazionale dei combattenti; nell'orbita del
Fascismo marciano anche le famiglie dei caduti in guerra. C'è
molto popolo in queste tre Associazioni c'è molto consenso in
questi mutilati, combattenti e famiglie di caduti. Sono milioni di
persone. E davanti a questa collaborazione debbo proprio io andare a
cercare tutti i frammenti, tutte le reliquie dei vecchi partiti
tradizionali?
E debbo vendere la mia
primogenitura ideale per il piatto di lenticchie che mi potrebbero
offrire questi signori che non hanno seguito alcuno nel Paese?
No, non farò mai questo!
Ma se uno vuole collaborare con
me, io l'accolgo nella mia casa. Però se questo collaboratore
mi ha l'aria dell'inquisitore che controlla o dell'erede che aspetta,
dell'uomo che sta in agguato per potere, a un certo momento, fare
l'obliquo ragioniere dei miei errori, allora io dichiaro che di
questa collaborazione non voglio assolutamente saperne.
Del resto c'è una forza
morale in tutto ciò. In fondo, di che cosa ha sofferto la vita
italiana negli anni passati? Ha sofferto del fenomeno del
trasformismo.
Non c'erano mai dei confini
precisi. Nessuno aveva il coraggio di essere quello che doveva
essere. C'era il borghese che aveva delle arie socialistoidi, c'era
il socialista che si era già imborghesito fino al midollo
spinale. Tutta l'atmosfera era un'atmosfera di mezze tinte,
d'incertezza; non si vedevano mai dei contorni nettamente tagliati e
definiti. Ebbene il Fascismo nella vita italiana compie proprio
questa funzione; prende gl'individui per il collo e dice: «Dovete
essere quello che siete. Se siete dei borghesi, dovete essere dei
borghesi, dovete avere l'orgoglio della vostra classe, perché
la vostra classe è la classe che ha dato il tipo della civiltà
mondiale al secolo decimonono; se siete dei socialisti, dovete avere
il coraggio di esserlo, affrontando gli inevitabili rischi che questa
professione può portare».
(segue...)
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