(segue) I primi sei mesi di Governo
(8 giugno 1923)
[Inizio scritto]

      Lo spettacolo della Nazione in questo momento è soddisfacente, soddisfacente perché il Governo fa una politica dura, una politica crudele, se volete. Deve licenziare a migliaia i suoi funzionari: sono magistrati, sono ufficiali, sono ferrovieri, sono arsenalotti; e ogni licenziamento è un motivo di turbamento, di dolore, di disagio di migliaia di famiglie. Ho dovuto mettere delle tasse che feriscono certamente vasti strati della popolazione italiana. Questo popolo italiano non ha ancora avuti quelli che si potrebbero chiamare i vantaggi di ordine materiale; non li ha avuti. Il Governo non ha dato proprio nulla che si possa tradurre in contanti, niente: ebbene questo popolo è disciplinato, questo popolo è silenzioso, questo popolo è tranquillo, questo popolo lavora. Come vi spieghereste questo fenomeno, se non pensaste che questo popolo è tranquillo perché sa che c'è un Governo che governa e sa soprattutto che, se questo Governo colpisce con misure crudeli, strati della popolazione italiana, non lo fa perché si alzi al mattino con il capriccio di dire: «Oggi voglio colpire i ferrovieri, gli arsenalotti o i postelegrafonici». Lo fa perché ciò risponde ad una necessità suprema di ordine nazionale. Al di sopra di questa massa che si cifra a decine di milioni ci sono i gruppi irrequieti di politicanti di professione. Bisogna parlar chiaro: c'erano, prima di questo, parecchi Governi in Italia, i quali tremavano sempre davanti al giornalista, davanti al banchiere, davanti al gran maestro della Massoneria, davanti al capo più o meno clandestino del partito popolare; e bastava che uno di questi ministri in partibus battesse alla porta dell'anticamera del Governo, perché il Governo fosse colto da improvvisa paralisi. Ebbene, tutto ciò è finito: molti signori che si prendevano delle arie con i vecchi Governi, non li ho ricevuti e li ho fatti piangere perché il Governo è uno solo, il Governo della Nazione, e non conosce altri Governi all'infuori del suo e vigila attentamente. Non bisogna mai dormire quando si governa, non bisogna trascurare nessuno dei sintomi, ma tenere innanzi agli occhi tutto il panorama, vedere tutte le composizioni, le scomposizioni, le deformazioni dei partiti e degli uomini. Qualche volta è necessario per la tattica avere degli adattamenti, ma la strategia politica, la mia almeno, è intransigente e assoluta.

(segue...)