(segue) Italia e Stati Uniti
(28 giugno 1923)
[Inizio scritto]
Ella sì, Ambasciatore,
costituisce una eccezione brillantissima a questa regola. Nel suo
discorso, oso affermare, c'è tutta la filosofia del Fascismo e
dell'azione fascista, intesa come esaltazione della forza, della
bellezza, della disciplina, della gerarchia e del senso di
responsabilità.
Ella ha potuto constatare, signor
Ambasciatore, che malgrado le enormi difficoltà della
situazione in generale, il Fascismo ha tenuto fede alle promesse
lanciate prima della marcia su Roma.
Il tempo intercorso è
troppo breve e solo uno stolto può pretendere che l'opera mia
sia già compiuta. Mi limito a dire, e in ciò mi pare di
trovare l'autorevole consenso della E. V., che essa è bene
cominciata.
Sono certo, signor Ambasciatore,
che tutti gli italiani leggeranno con emozione il discorso che Ella
ha pronunciato in questa memorabile circostanza; li invito anzi e
specialmente a meditarlo.
Non è stato quello che ho
udito testé un discorso dello stile e della misura dei soliti
discorsi convenzionali. È l'esposizione chiara e suggestiva di
quella concezione della vita e della storia che inspira il Fascismo
italiano. Non credo di ingannarmi se affermo che questa concezione
trova gagliardi e numerosi partigiani anche oltre oceano, fra i
cittadini di un popolo che non ha i millenni della nostra storia, ma
marcia oggi all'avanguardia del progresso umano; è in questa
affinità di concezioni che io trovo la base solida di una
fraterna intesa italo-americana.
L'annuncio che Ella, signor
Ambasciatore, destina una corona d'oro al giovane italiano che
vincerà in qualcuna delle prossime gare olimpioniche, scenderà
gradito al cuore di tutti gli sportivi d'Italia e sono essi, V. E. lo
sa, innumerevoli legioni.
(segue...)
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