La riforma elettorale
(15 luglio 1923)
Alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 15 luglio 1923, chiudendosi la
discussione del progetto di legge per la riforma elettorale, il Duce
tenne il seguente discorso:
Onorevoli signori!
Avrei preferito intrattenere
questa Assemblea sulla questione di politica estera che in questo
momento interessa l'Italia ed appassiona il mondo: parlo della Ruhr.
Avrei, io credo, dimostrato che
l'azione dell'Italia è autonoma ed è ispirata dalla
tutela dei nostri interessi ed anche dal bisogno generalmente sentito
di uscire da una crisi che impoverisce ed umilia il nostro
Continente.
Mi riprometto di far ciò in
un prossimo giorno, se la Camera non vorrà oggi avere il
capriccio di morire anzi tempo.
Il mio discorso sarà assai
calmo e misurato, se pure a fondo resistente. Si comporrà di
due parti: una che vorrei chiamare negativa, ed una che chiamerò
positiva.
In fondo non mi dispiace che la
discussione abbia poco o molto superato i confini nei quali forse
poteva essere contenuta. La discussione sulla riforma elettorale ha
offerto il motivo all'opposizione di manifestarsi, di muoversi da
tutti i fronti, da tutti i settori ad un attacco contro la politica
ed i sistemi politici del mio Governo. Non vi sorprenderà,
dunque, se io, pur non scendendo ai dettagli di tutti i discorsi,
toglierò dai discorsi degli oratori principali quelle tesi e
quelle proposizioni che io debbo assolutamente contrastare e
ribattere.
Dato che il discorso
dell'onorevole Petrillo è stato favorevole al Governo, non
occorre occuparsene.
Mi occuperò invece del
discorso pronunziato dall'onorevole Gronchi, un discorso fine nella
forma e forse anche più nel contenuto. L'onorevole Gronchi ha
offerto ancora una volta al Governo una collaborazione di
convenienza, uguale a quei matrimoni di convenienza che non durano, o
finiscono nello sbadiglio di una noia senza fine.
(segue...)
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