(segue) La riforma elettorale
(15 luglio 1923)
[Inizio scritto]
«I nostri ministri —
diceva Angelo Brofferio — si fanno centro di tutto. Essi
rappresentano tutte le idee e tutte le convinzioni. Una volta si
fanno conservatori e tolgono i giurati alla stampa, un'altra volta
pigliano sembianze di democratici e sorgono contro le usurpazioni di
Roma; un'altra volta gettano la maschera e si fanno retrogradi per
unirsi all'Austria».
Angelo Brofferio concludeva con
queste veramente singolari parole: «Dove è, con questo
sistema, il rispetto delle convinzioni e della moralità
costituzionale?». E riferendosi al trattato, soggiungeva: «Dio
disperda il funesto augurio, ma se voi consentite a questo trattato,
la prostituzione del Piemonte e la rovina dell'Italia saranno un
fatto compiuto».
Curioso ancora che un altro
ideologo potentissimo, e certamente sacro al cuore di tutti gli
italiani, Giuseppe Mazzini, era anche lui contrarissimo a questo
trattato, e giunse sino al punto di chiamare deportati i soldati
piemontesi che andavano in Crimea, sino al punto di incitarli alla
diserzione!
Ma Garibaldi, spirito molto più
pratico di condottiero, spirito realistico, aveva intuito
l'importanza fondamentale del Trattato di Alleanza tra il Piemonte e
le Potenze occidentali.
«L'Italia — diceva
Garibaldi — non dovrebbe perdere nessuna occasione di spiegare
la propria bandiera sui campi di battaglia, che potesse ricordare
alle Nazioni europee il fatto della sua esistenza politica».
Oggi, voi siete certamente tutti
d'accordo nel riconoscere che la storia ha dato torto al signor
Angelo Brofferio, e ragione, grandemente ragione, a Camillo Benso di
Cavour:
Il discorso dell'onorevole
Amendola, è, dopo quello dell'onorevole Labriola, il discorso
più quadrato, più degno di meditazione.
(segue...)
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