(segue) La riforma elettorale
(15 luglio 1923)
[Inizio scritto]
Egli ha detto: «Il popolo
italiano soffre di una crisi morale di spiriti che certamente è
in relazione con l'intervento, con la guerra, col dopoguerra».
Ha concluso dicendo che bisogna dare a questo popolo italiano la sua
unità morale.
Bisogna intendersi! Che cosa vuol
dire unità morale del popolo italiano?
Un minimo comune denominatore, un
terreno comune di azione in cui tutti i partiti nazionali si
incontrano o si intendono, un livellamento generale di tutte le
opinioni, di tutti i convincimenti, di tutti i partiti?
A me basta che l'unità
morale ci sia in certe ore decisive della vita dei popoli. Non vi può
essere tutti i giorni e per tutte le questioni.
D'altra parte io credo
fermissimamente che a questa unità morale, fondamentale, del
popolo italiano si va; questa unità morale è già
in atto. La vedremo realizzata noi Stessi; non tanto per l'opera
nostra politica, quanto come risultato della guerra che ha fatto
conoscere gli italiani gli uni agli altri, li ha mescolati, ha fatto
di questa nostra piccola penisola una specie di casa ove ci
conosciamo ormai tutti quanti.
Molti diaframmi, che dividevano
regioni e Provincie, sono caduti: si tratta ora di completare
l'opera!
L'onorevole Bentini, parlando
della libertà di stampa, sulla quale ritornerò fra
poco, ha citato l'episodio di Garibaldi e di Dumas. Io approvo
pienamente la risposta di Garibaldi. Ma vi domando: «Se il
giornale Indipendente avesse, puta caso, pubblicato notizie
disfattiste, o avesse dato notizie di movimenti delle truppe
garibaldine, credete voi che Garibaldi non avrebbe soppresso il
giornale?».
Ma soprattutto singolare è
nel discorso dell'onorevole Bentini la confusione fra tattica e
strategia politica.
(segue...)
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